Gli appassionati di Motomondiale stanno assistendo ad una delle più “pazze”, entusiasmanti, avvincenti stagioni di MotoGP.
L’assenza di Sua Maestà Marc Marquez (infortunatosi nel corso del GP di Spagna), mattatore della categoria e principale alfiere del Repsol Honda HRC, sta contribuendo — in parte — alla realizzazione di un equilibrio in pista tanto inedito quanto affatto pronosticabile. In parte, appunto: l’esponenziale miglioramento della KTM RC16 è un incontrovertibile dato, così come la crescita di alcuni piloti (da Joan Mir a Francesco Bagnaia, passando per Jack Miller) e l’incredibile velocità di debuttanti quali, ad esempio, Brad Binder e Miguel Oliveira.
La KTM RC16, dicevamo: è lei la vera, inattesa protagonista di questa prima parte di stagione. Brad Binder (Red Bull KTM Factory Racing) domina a Brno, Miguel Oliveira (Red Bull KTM Tech 3) vince il GP di Stiria, Pol Espargaró firma la pole-position del GP di Stiria, terminando 3° alla bandiera a scacchi nel medesimo GP.
Se la KTM ha raggiunto i vertici delle classifiche, non è stato un caso: il merito va ad una Casa già in grado di vincere in 125cc GP, 250cc GP, Moto2, Moto3, MX1, MX2, nell’Enduro e nei Rally Raid, ad un progetto tecnico solido e originale (la sola ad impiegare un telaio a traliccio di tubi), a collaudatori (in ultimo, quel fenomeno che porta il nome di Daniel Pedrosa) di assoluto livello, a piloti che — a testa bassa — hanno sviluppato una moto ora caratterizzata da ottima ciclistica e da un V4 potente ed elastico, infine, a regolamenti tecnici e sportivi che ancora lasciano una sufficiente libertà di manovra ai team (test privati compresi).
Anche la Formula 1, in passato, ha vissuto campionati dall’andamento alquanto incerto, nel corso dei quali imprevisti ed outsider hanno ravvivato ed impreziosito la lotta in pista. Due annate, su tutte, sono ricordate in tal senso: il 1982 ed il 1999.
Nel 1982, il Mondiale Piloti di F1 ha scritto una ricca — nella gioia e nel dolore — pagina di storia. La morte di Gilles Villeneuve in quel di Zolder ed il grave incidente occorso a Didier Pironi ad Hockenheim trasformano la stagione in un autentico “tutto può succedere”.
Pironi (Ferrari 126C2), all’indomani del GP di Francia, guida la classifica iridata con 39 punti; alle sue spalle, John Watson (McLaren Mp4/1B-Cosworth) con 30 punti, Alain Prost (Renault RE30B) a quota 25, Niki Lauda (McLaren Mp4/1 e Mp4/1B-Cosworth) con 24 punti, quindi Keke Rosberg (Williams FW07C e FW08-Cosworth) a quota 23.
La storia la conosciamo: tra colpi di scena ed un equilibrio tecnico e sportivo che raramente abbiamo visto in F1, si consuma un epilogo degno di un film. A spuntarla è Rosberg (44 punti), che relega di misura l’infortunato Pironi ed il tenace Watson (39), Prost (34), Lauda (30), Arnoux (28, Renault RE30B), il bravo Patrick Tambay (che in soli 8 GP totalizza 25 punti su Ferrari 126C2), Michele Alboreto (25, Tyrrell 011-Cosworth), Elio De Angelis (23, Lotus 87B e 91-Cosworth).
A vincere almeno un Gran Premio, in quel “pazzo” 1982, sono in undici piloti: Rosberg, Pironi, Watson, Prost, Lauda, Arnoux, Tambay, Alboreto, De Angelis, Patrese e Piquet.
Nel 1999, assistiamo ad un altro canovaccio, più simile a quanto sta accadendo oggi in MotoGP.
La svolta si ha l’11 luglio. In occasione del GP di Gran Bretagna, a Silverstone, Michael Schumacher (Ferrari F399) si frattura la gamba destra a seguito dell’ormai noto incidente alla curva Stowe.
Un campionato imprevedibile, quello del 1999. Alla vigilia del GP di Gran Bretagna, Mika Hakkinen (McLaren Mp4/14-Mercedes) comanda la classifica iridata con 40 punti, seguito da M.Schumacher (32), Eddie Irvine (26, Ferrari F399), Heinz-Harald Frentzen (23, Jordan 199-Mugen Honda), Ralf Schumacher (15, Williams FW21-Supertec).
Un campionato decisamente equilibrato, che vede Hakkinen e Schumacher a giocarsi un titolo affatto scontato. Le avvisaglie che il 1999 sarebbe stato un anno particolare sbocciano già in occasione del GP inaugurale della stagione: Australia, Melbourne. Vince Irvine, al 2° posto Frentzen, al 3° R.Schumacher.
L’infortunio occorso al campione tedesco apre le porte ad un campionato tanto avvincente quanto bizzarro.
Ad iniziare da quel Frentzen, che vince a Magny Cours e bissa il successo francese in Italia, a Monza. Il tedesco della sorprendente Jordan è in lizza per il titolo Piloti. Fuori Schumacher, ecco che Irvine si trasforma nel principale anti-Hakkinen: la sfida tra lo scanzonato nord irlandese ed il glaciale finnico è accesa ed equilibrata.
Trovano spazio e gloria anche David Coulthard (McLaren Mp4/14), Johnny Herbert (vincitore del GP d’Europa al Nürburgring su Stewart SF-3-Cosworth), Mika Salo, ottimo sostituto di Schumacher al volante della rossa di Maranello e buon gregario di Irvine.
L’epilogo è da cardiopalma: Hakkinen si laurea Campione del Mondo con 76 punti, solo 2 in più di un Irvine che ha ben retto il peso e le aspettative della Ferrari sulle proprie, inesperte spalle. Frentzen chiude al 3° posto (54 punti), Coulthard è 4° (48), M.Schumacher — brillantemente tornato al volante della propria F399 nelle ultime due gare — è 5° con 44 punti.
Hakkinen, M.Schumacher, Irvine, Coulthard, Frentzen, Herbert sono i piloti ad aver vinto almeno un GP in quell’incredibile 1999.
Stagioni equilibrate, in cui gli outsider hanno potuto conquistare inaspettata fortuna. Come non ricordare, in tal senso, le 9 vittorie ottenute dalla Ligier, le 4 della Jordan, le 3 di March e Wolf ed i singoli successi conquistati da Eagle, Hesketh, Penske, Shadow, Stewart, Toro Rosso, Sauber BMW.
Tra gli outsider inseriamo anche la Brawn GP, unico costruttore ad aver vinto titolo Piloti e Costruttori (2009) nella unica stagione di militanza ed esistenza in F1. Un record che, difficilmente, potrà essere eguagliato a breve.
La F1 deve, necessariamente, seguire le orme della odierna MotoGP? Sì e no. Sì, a patto che le condizioni siano genuine e nascano spontanee (spontanee al pari del predominio di una sola scuderia o di una sfida circoscritta a pochi costruttori e piloti), no se, appunto, queste condizioni prevedono un ulteriore appiattimento dei contenuti tecnici ed un rimescolamento forzoso di quelli sportivi al fine di “favorire-lo-spettacolo”.
F1 e MotoGP, attualmente, viaggiano si binari opposti: incerta e aperta la lotta al titolo nella classe regina del Motomondiale, circoscritta alle sole Mercedes e, verosimilmente, alla sola Red Bull di Max Verstappen in F1.
In entrambi i casi, si tratta di sport. Sano sport.