F1, Qual è stata la migliore stagione di Sebastian Vettel in Ferrari?
Chiusa la parentesi Ferrari e ormai proiettato con la mente in Aston Martin per iniziare una nuova e affascinante avventura in F1, qualche domanda sulla permanenza in rosso di Sebastian Vettel in chiave bilancio di “fine mandato” può sorgere spontanea.
Alla conclusione di sei anni a Maranello, infatti, sono tanti i ragionamenti che si possono sviscerare sul percorso di Vettel in seno alla scuderia. Un cammino tra alti e bassi con vive esibizioni di talento e svarioni grossolani senza centrare l’obiettivo principale: l’iride mondiale. Non solo per causa sua, ovviamente. Tra questi vari input da titoli di coda c’è quello che porta alla seguente domanda: qual è stata la migliore stagione di Seb in tuta rossa?
E, riflettendoci, si può avanzare un’ipotesi che sembra legare alla perfezione come le tessere di un mosaico il temperamento emotivo del campione tedesco al rendimento in pista. Un tema, questo, molto dibattuto soprattutto negli ultimi anni. Così, seguendo questo filone interpretativo, si giunge alla conclusione che la migliore versione di Vettel in Ferrari sia stata svelata proprio nel suo primo anno: il 2015. il Cavallino veniva dal deludente 2014 (prima uscita dell’era power unit) e Seb diede ossigeno al team con tre perentori successi in Malesia, Ungheria e Singapore dimostrando la consistenza del campione in un Mondiale ben presto in mano alla Mercedes, che impose la sua schiacciante superiorità. Lucido, un martello sul passo gara, capace di cogliere ogni occasione lasciata dalle frecce d’argento, veloce e concreto, oltre che molto più competitivo del team mate Raikkonen. Il tutto, però, senza grosso stress.
Dopo la stagione precedente maranelliana da “zeru tituli”, dalla Ferrari ci si attendeva un deciso miglioramento ma non ancora tale da lanciare il guanto di sfida alla Mercedes. A lui insomma nessuno chiedeva il Mondiale subito. Vettel fu il grande interprete di questo intento rilanciando l’ambiente con una robusta dote di fiducia in vista del futuro. Nessuno in quel momento avrebbe immaginato che quella sarebbe stata la sua ultima stagione senza macchie. A partire dal 2016 iniziarono le grane. In quell’anno soprattutto sotto forma di un calo di rendimento velocistico e poi, stagione dopo stagione, tramite una incredibile serie di errori, alcuni davvero imbarazzanti che, guarda caso, sono cresciuti in misura proporzionale alla competitività della Ferrari e, quindi, alle ambizioni iridate. Aspetto, questo, che si è tradotto in una fisiologica pressione psicologica sul nuovo uomo della Provvidenza così come lo sarebbe stato per qualsiasi altro pilota di grido designato dalla Ferrari.