Con il ritorno di un Gran Premio di Formula Uno a Imola, inauguriamo una nuova rubrica dedicata al magico mondo del Circus che si confessa a chassis aperto alla nostra Posta del Cuore Turboibrido. E tranquilli: anonimato garantito dal vostro pseudonimo!
Ndr: data la particolare vivacità della gara di domenica 18 aprile, abbiamo selezionato due messaggi, incentrati sui topic del Gran Premio.
«Egregia Posta del Cuore Turboibido,
Ti scrivo per avere un po’ di conforto e anche perchè spero tu possa spiegarmi una cosa che non capisco: forse sono rimasto troppo tempo chiuso dentro una cabina della direzion… ehm… gabbia dorata, dannato correttore!
MI riferisco alle polemiche per l’applicazione delle penalità alle infrazioni dei track limits durante il Gran Premio del Parmigiano Regg… ehm… del Made in Italy ma Fatto in Cin… ehm… Dell’AhiAhiAhisefacciounfiglioAhiAhiAhilochiamoEmigl… A IMOLA.
Eppure, dopo che nel Gran Premio del Bahrain si è comminata la penalità a Verstappen, sento ancora ben distintamente nelle orecchie le sfracanature di maron… ehm, perdonami, questa tastiera sembra posseduta da Bernie Eccl.. ehm, da una qualche entità demoniaca.
La direzione gara ha spiegato bene in entrambi i casi per quale ragione in Bahrain non ha penalizzato Hamilton e a Imola ha tolto il tempo di qualifica a diversi piloti, fra cui Norris.
Sono confuso, spero che possiate aiutarmi».
@MasiManoMaforse
Caro amico @MasiManoMaforse,
certo che la tua confusione emerge anche nel nickname che hai scelto! A parte la battuta, un po’ ti capisco: mi sembra di intuire che non sei proprio l’ultimo arrivato e che i tuoi dubbi possano avere ripercussioni delicate, per così dire.
In prima battuta ti risponderei che regole come quelle dei track limits generano sempre un gran vespaio – e causano più risentimento di quel parente che grida “Ambo!” dopo che viene estratto il primo numero durante la tombolata natalizia – ma la ragione di un dibattito tanto acceso non sta soltanto nel fatto che lo spettatore medio le vede come una mera sovrastruttura nell’ambito dell’economia di sistema della competizione sportiva – concetto ben sintetizzato nell’espressione “Ma che è ‘sta presa per i fondelli, fateli correre mannaggiatilke!”- quanto piuttosto perché, come nel caso di Imola, pista ostica e vero banco di prova per monoposto e piloti, non se ne ravvisava la necessità, dal momento che il tracciato stesso ha fatto abbondantemente selezione.
Però capisco bene che la direzione gara abbia voluto dare un chiaro segnale alle squadre e ai piloti: «Se pensavate che l’altra volta stessimo bahrain-do, a Imola capirete che facciamo sul serio!»
Insomma, caro confuso, se vorrai defollowarmi per quest’ultima chiosa non potrò avercela con te, ma ho ancora un’ultima cosa da dire: che siano opportuni o meno i track limits, l’importante è che ci sia uniformità di giudizio e che le ragioni di questa o quella penalizzazione siano sempre cristalline e, per quanto possibile, immediate. Converrai con me, infatti, che fa sorridere il fatto che, in uno sport che ha nella velocità e nella precisione al millesimo la sua ragion d’essere, certe decisioni in materia di penalità vengano emesse in maniera approssimativa e con evidente ritardo.
Metti una buona parola per far restare Imola in calendario, magari la prossima volta trovano un nome un po’ più orecchiabile.
Ti saluto e ti invito a confessarti a chassis aperto ogni volta che vuoi!
«Cara Posta del Cuore Turboibido,
sono un ragazzo giovane e la mia vita è la Formula Uno. Lo so, avrai sentito molte volte dire queste cose, anche dall’ultimo degli utenti del Twitter o dei fenomeni di Instagram, ma fidati: è verissimo stavolta.
Volevo chiederti se secondo te se le critiche a George Russell perché è stato aggressivo con Valtteri Bottas subito dopo il crash al Tamburello siano giuste. Volete che i piloti mostrino il carattere, li chiamate burattini telecomandati, esaltate le manovre aggressive e i modi spicci di certi piloti del presente e del passato, ma poi siete tutti contro George, per una reazione diciamo adrenalinica, per la quale ha chiesto scusa a tutti, con un post pubblico. Cheppoi quell’altro era pure nono. Con una Mercedes, voglio dire, di che parliamo?
Ecco, adesso Toto non gli vuole più bene come prima, vuol mandarlo alla Clio Cup… E se fa la fine di Ocon?
Spero di aver chiarito quel che volevo dire, se non ci sono riuscito me ne scuso: di solito non scrivo, ma faccio presentazioni.
Grazie, tanti saluti».
@PerdonameTotoPorMiManovraLoca
Caro giovane amico,
voglio darti fiducia e accoglierò con tutti i cavalli della mia power unit e con l’abbraccio di una zia le tue confidenze, così come il tuo amore disinteressato per la Formula Uno.
Veniamo a noi. Secondo me non dovresti focalizzarti sul fatto che le critiche a George Russell per il suo comportamento immediatamente dopo il crash con Bottas siano giuste, sbagliate oppure esagerate; l’importante, secondo me, è che siano utili, cioè che diventino esperienza.
E non intendo con questo riferirmi al comodo espediente di invocare l’esperienza di vita vissuta, cui ricorrono i “vecchi” quando non hanno voglia di farsi capire dai giovani ma solo farsi dare ragione. Io intendo proprio il fatto che le esperienze, pessime o esaltanti, siano formative e che più se ne facciano, meglio è. Benvenga fare gavetta nelle formule minori, benvenga guidare una Williams, ma bisogna maturare umanamente, per cui benvengano anche le strigliate e le critiche.
Questo è ancora uno sport pericoloso: se da una parte è vero che siamo stufi di vedere gare trasformate in sciocche dispute sul nulla e piloti teleguidati da ingegneri e strategie, dall’altra siamo grati alla Formula Uno attuale, nella quale la gravità delle conseguenze di certi botti terrificanti si è drasticamente ridotta. E no, prendersela con un collega ancora stordito dopo essersi schiantato a trecento all’ora contro una barriera non è un bel gesto, pure se “quell’altro”, per il fatto che era nono con una Mercedes, magari le sberle sul casco le avrebbe prese dal suo capo, e non solo metaforicamente!
Ben diverso è il discorso sull’opportunità del tentativo di sorpasso che si è poi concluso nell’incidente: in quanto pilota, Russell non aveva alcuna ragione per non provarci.
Il ragazzo si farà , anche se ha le spalle strette, diceva il poeta. Non esiste solo la Mercedes per esaltare le doti di un pilota, ma in ogni caso, è sempre meglio Ocon che Osenza. Il sedile, intendo.
Ti saluto e ti invito a confessarti a chassis aperto ogni volta che vuoi!