Attraverso interviste esclusive e filmati di repertorio, il documentario su Netflix ricostruisce un ritratto intimo del sette volte campione di Formula 1 Michael Schumacher.
Era il 1991 quando Michael Schumacher irruppe nella coscienza collettiva della F1 con la sua sorprendente performance al debutto con la Jordan al Gran Premio del Belgio. Trent’anni dopo, il documentario SCHUMACHER, disponibile da oggi su Netflix, traccia la storia dell’ascesa del tedesco fino a diventare sette volte campione del mondo di Formula 1.
SCHUMACHER | Trailer ufficiale | Netflix Italia
E rivive anche l’incidente sugli sci del 2013 che, alla fine, ha sconvolto la sua vita e quella della sua famiglia.
Su questo episodio e su tutto ciò che ne è stato in seguito, d’accordo con le indicazioni della famiglia, abbiamo sempre evitato di dare notizie se non quelle pochissime diramate dall’addetta stampa o direttamente dalla moglie Corinne. Abbiamo sempre voluto rispettare la privacy di Schumacher e il modus operandi dell’intera famiglia del pilota tedesco, dopo quel fatidico 29 dicembre 2013, quando ebbe l’incidente sugli sci.
Anche il film su Netflix presta massima attenzione a questo aspetto e a quello relativo alle informazioni sensibili sulle attuali condizioni del tedesco, che non vengono in alcun modo date.
Tuttavia, ci vengono forniti spunti su come la famiglia Schumacher ha affrontato la situazione. In particolare la moglie Corinna ha parlato in modo toccante della vita di oggi con suo marito, dicendo: “Naturalmente Michael mi manca ogni giorno. Ma non sono solo io a sentire la sua mancanza. I bambini, la famiglia, suo padre, tutti quelli che lo circondano. Voglio dire, a tutti manca Michael, ma Michael è ancora qui. Diverso, ma è qui, e questo ci dà forza”.
Parlando della vita di famiglia, Corinna ha anche aggiunto: “Siamo insieme, viviamo insieme a casa. Facciamo terapia, facciamo tutto il possibile per far star meglio Michael e per assicurarci che sia a suo agio, e per fargli semplicemente sentire la nostra famiglia, il nostro legame”.