Se fossimo negli Stati Uniti d’America, Enzo Osella sarebbe definito — con ammirazione — “self made man”. Un uomo, un imprenditore che si è fatto da sé. La gavetta, quindi il successo al comando di una omonima azienda.
L’Osella Squadra Corse incarna un nostalgico frammento di quella Formula 1 sì ricca e spietata ma, al tempo stesso, alla portata di tutti. Nel campo delle vetture Sport (pista e gare in salita) e delle formule propedeutiche (Formula 3 e Formula 2), il Marchio Osella racconta di vittorie e di auto divenute ormai leggendarie.
Nel 1979, l’Osella Squadra Corse accarezza in sogno di vincere il Campionato Europeo di Formula 2, nobile anticamera — in termini tecnici e sportivi — della Formula 1 e dei massimi campionati internazionali.
Eddie Cheever si destreggia con abilità al volante della veloce e arancione Osella FA2/79-BMW, eccellente vettura sponsorizzata Beta e dal tabaccaio MS. Cheever ottiene pole-position e vittoria a Silverstone e si impone nuovamente in occasione degli appuntamenti di Pau e Mugello. Le sue tre vittorie, tuttavia, non bastano a conseguire il titolo: Marc Surer (March 792 gestita dal March Racing Polifac BMW Junior Team) si laurea campione europeo di F2 con 38 punti, precedendo Brian Henton (Ralt RT2-Hart del Toleman Group Motorsport, 36 punti), Derek Daly (March 792-BMW del Project Four – ICI Racing Team, 33 punti) ed Eddie Cheever, 4° con 32 punti.
Il passaggio in Formula 1 avviene nel 1980. La pattuglia di costruttori italiani, pertanto, sale a tre unità: Ferrari, Alfa Romeo e, appunto, Osella.
A progettare la nuova, artigianale Osella FA1 è Giorgio Stirano. Spinta dall’aspirato 8 cilindri in V di 90° Cosworth DFV (3000cc), la FA1 si rivela monoposto pesante e scarsamente competitiva, specie in termini di affidabilità. Wing-car convenzionale (provvista, cioè, di lunghe pance — sotto alle quali sono ricavati i tunnel Venturi — e minigonne mobili a sigillare i Venturi stessi) e semplice nelle soluzioni tecniche e nelle linee (la caratteristica saliente risiede nel muso, particolarmente bombato e avvolgente), la FA1-Cosworth manca la qualificazione in occasione dei primi due GP della stagione 1980, Argentina e Brasile.
Eddie Cheever, finalmente, qualifica la sua Osella FA1-Cosworth al GP del Sudafrica (Kyalami). Dovrà ritirarsi all’8° giro per incidente. Riesce a fare meglio in occasione del GP degli Stati Uniti Ovest, a Long Beach: grazie ad un buon 19° tempo in qualifica, l'”americano di Roma” si mette alle spalle la Lotus di De Angelis, la McLaren di Watson, le Fittipaldi di Rosberg e Fittipaldi e la Ensign di Regazzoni. La corsa, però, finisce già all’11° giro, a causa della rottura della trasmissione.
Alle mancate qualificazioni ai GP del Belgio (Zolder) e Monaco, seguirà una striscia positiva di otto GP nei quali il veloce e generoso Cheever troverà sempre la qualificazione. La Osella FA1, come detto, si dimostra vettura inaffidabile e fragile; è per tale ragione che Cheever riuscirà a vedere la bandiera a scacchi nel solo GP d’Italia, a Imola.
Dopo aver firmato, in qualifica, un eccellente 17° tempo (24 partenti) a soli 2,89 secondi dalla pole-position di René Arnoux (Renault RE20-Renault EF1 V6 Turbo), Cheever terminerà il GP di casa in 12a posizione, doppiato di 3 giri dal vincitore, Nelson Piquet su Brabham BT49-Cosworth DFV.
Alla bella prestazione in quel di Imola, segue l’altrettanto convincente qualifica in quel di Montréal. Cheever firma un ottimo 14° tempo (24 partenti), a soli 2,6 secondi dalla pole di Piquet. Risultati incoraggianti che testimoniano la bontà della Osella FA1 sui tracciati veloci (al contrario, la FA1 si palesa più critica sui circuiti più lenti a causa di scarso carico deportante). Alle spalle della Osella di Cheever, piloti e vetture illustri: Tyrrell, Lotus, Ferrari, Renault.
Con il GP degli Stati Uniti Est del 5 ottobre 1980 (Watkins Glen) ed il ritiro al 21° giro per rottura di una sospensione, si esaurisce la prima, storica stagione della Osella in F1. Cheever e l’Osella, in definitiva, si dimostrano all’altezza della categoria mondiale, sebbene non siano riusciti a marcare alcun punto iridato e la vettura abbia lamentato evidenti lacune in fatto di affidabilità e solidità di alcune componenti.
Un campionato, invero, privo di un Gran Premio. Parliamo del GP di Spagna, svoltosi a Jarama ma invalidato a seguito di aspri e complessi contrasti politici e organizzativi in seno alla Formula 1 (sono gli anni della guerra tra FISA e FOCA) e agli organizzatori stessi del GP. Fatto è che Cheever — nonostante l’Osella non avrebbe dovuto partecipare al GP — riesce a piazzare la sua FA1 iscritta all’ultimo momento grazie all’intervento degli sponsor, in qualifica, al 10° posto su 23 partenti (assenti le squadre non facenti parte della FOCA, ossia Renault, Ferrari e Alfa Romeo).
L’Osella Squadra Corse rimane attiva in F1 sino al 1990. In quell’anno, la scuderia cambia nome in Fondmetal Osella, preludio a ciò che accadrà nel 1991, anno in cui — sulle ceneri della Osella — debutterà la Fondmetal F1.
Dodici i modelli portati in gara dalla Osella in 11 stagioni agonistiche, 132 GP effettivi e 91 non partecipazioni: FA1-Cosworth DFV (1980), FA1B-Cosworth DFV (1981), FA1C-Cosworth DFV (1981-1982), FA1D-Cosworth DFV (1982-1983), FA1E-Alfa Romeo V12 1260 (1983-1984), FA1F-Alfa Romeo V8 Turbo 890T (1984-1986), FA1G-Alfa Romeo V8 Turbo 890T (1985-1987), FA1H-Alfa Romeo V8 Turbo 890T (1986), FA1I-Alfa Romeo V8 Turbo 890T (1987-1988), FA1L-Alfa Romeo V8 Turbo 890T (1988), FA1M-Coworth DFR (1989-1990), FA1M-E-Cosworth DFR (1990).
Giorgio Stirano, Giorgio Valentini, Tony Southgate, Giuseppe Petrotta, Antonio Tomaini sono le figure tecniche di riferimento che hanno dato forma e vita alle F1 realizzate a Volpiano.
5 i punti conquistati dalla Osella in F1: 3 nel 1982 (frutto del 4° posto ottenuto da Jean-Pierre Jarier in occasione del discusso GP di San Marino, Imola, con solo 13 vetture al via) e 2 nel 1984, frutto del 5° posto acciuffato da Carlo Ghinzani al GP degli USA, Dallas.
Sono trascorsi 40 anni da quel 1980 e dal debutto in F1 della piccola Osella.
Questo il nostro omaggio ad una delle scuderie italiane più significative della storia dell’automobilismo sportivo.