La pausa estiva non è soltanto un momento di riposo, ma è anche tempo di valutazioni in merito al lavoro compiuto nella prima parte di campionato. È quindi quella fase in cui si tracciano i primi bilanci per valutare quanto è stato fatto, nonché ciò che è possibile programmare in vista del futuro. Decidere se proseguire sulla linea intrapresa ad inizio anno o se deviare gran parte della concentrazione sulla stagione ventura, può essere una delle scelte che coinvolgono i team in questa fase del campionato. Andiamo quindi a tracciare un bilancio della prima parte di stagione delle scuderie di centro gruppo, fra sorprese e incertezze.
McLaren
Era fine febbraio quando la McLaren lasciava Barcellona con un carico di buone sensazioni in vista dell’imminente inizio di stagione. Sebbene le prospettive mondiali restassero un target ambizioso, lottare per posizioni di assoluto rilievo sembrava un qualcosa alla portata. Il team di Woking affronta invece il summer break dopo una serie di gare in cui a prevalere è stato l’anonimato. Un anno fa era in lotta con la Ferrari per il terzo posto nei costruttori. A distanza di dodici mesi il team del Cavallino, nonostante i risaputi punti da rivedere, dispone di un pacchetto che gli permette di lottare stabilmente per le vittorie. La situazione di McLaren invece non è cambiata, con i team del centro gruppo che hanno anzi chiuso il gap, se non sopravanzato la scuderia di Zak Brown.
Difficoltà tecniche che in molte occasioni hanno relegato Lando Norris e Daniel Ricciardo al di fuori della lotta per la zona punti, in favore di nuove forze che si sono aggiunte nel pacchetto di mischia. Proprio su quest’ultimo nome non si può non aprire un piccolo focus. Perché se Norris è riuscito ad emergere nonostante i punti di incertezza, attualmente leader “degli altri” con un podio all’attivo, non si può dire lo stesso di Ricciardo. L’australiano continua ad accusare difficoltà di adattamento che si presentano in più occasioni; il tutto si traduce con dell’incertezza legata anche al suo futuro.
Alpine
A prevalere quindi sulla McLaren finora è stata l’Alpine, che con quattro lunghezze precede il team inglese. Un gap senz’altro ridotto, sintomo del fatto che anche la scuderia transalpina ha qualcosa da recriminare. E questo qualcosa non può che essere l’aver raccolto meno di quanto si potesse raccogliere, in più occasioni. Un fattore che forse ha contribuito alla scelta di Fernando Alonso di lasciare l’equipe per sposare la causa di Aston Martin. Le gerarchie poco chiare, culminate in quel di Budapest con il duello fra le due punte, sono forse state la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sopportazione dello spagnolo.
Dal punto di vista dei risultati di squadra però, bisogna riconoscere come la costanza sia stata il punto di forza in questa prima parte di campionato. Il team ha sempre chiuso i weekend di gara con un bottino in tasca. Numeri alla mano, l’Alpine non ha chiuso a punti soltanto nella tappa di Imola. Nelle restanti dodici tappe si è sempre arrivati alla concretizzazione, indipendentemente da quali fossero le premesse all’inizio del fine settimana.
Aston Martin
Guardando a quanto fatto finora dall’Aston Martin non può che venire in mente la parola delusione. Perché sebbene le aspirazioni mondiali fossero un qualcosa di oggettivamente poco probabile già alle peripezie dell’anno solare, le potenzialità del team inglese erano e sono tuttora sotto gli occhi degli addetti ai lavori. Invece le prime tredici tappe hanno raccontato di una monoposto che periodicamente in qualifica non riesce ad esprimere prestazioni sufficienti per passare il taglio del Q1. Le note incoraggianti arrivano forse dal ritmo gara, che in più occasioni ha invertito la tendenza rispetto ai sabati. Spesso ciò è avvenuto anche grazie alla determinazione e alla capacità di gestione da parte del partente Sebastian Vettel.
AlphaTauri
Ha deluso e non poco anche l’AlphaTauri. Difficile spiegarsi le ragioni di questa debacle così evidente, considerando anche che il major team si sta imponendo in entrambe le classifiche mondiali. Ciò che è innegabile però, è il racconto della pista. Una monoposto difficile da interpretare, che in numerose occasioni ha impedito ai ragazzi del box di trovare la quadra. Persino un pilota del calibro di Pierre Gasly non è riuscito ad esprimere la solidità e la costanza che aveva ben mostrato nelle due passate stagioni.
Haas
Con il ritrovamento della performance da parte della Ferrari, ne hanno beneficiato anche i team clienti. Dopo due anni di abbonamento al fondo della griglia, nessuno si sarebbe mai aspettato uno step in avanti così importante da parte della Haas, che soprattutto nelle prime gare dell’anno ha raccolto bottini nutriti. Prestazioni che nelle gare successive hanno iniziato a diventare altalenanti, ma comunque dignitose. Bisogna anche considerare che a differenza dei diretti competitors, i primi pacchetti importanti di sviluppi tecnici hanno iniziato ad arrivare soltanto alla vigilia della sosta. A sorprendere anche il rientrante Kevin Magnussen, subito in palla nonostante l’anno passato lontano dal Circus iridato. Sebbene Mick Schumacher si sia tolto dalla scomoda posizione di pilota a secco di punti, deve continuare a mostrare quanto fatto vedere in Austria e a Silverstone per guadagnarsi la riconferma.
Alfa Romeo
Discorso simile anche in casa Alfa Romeo, che ha iniziato l’anno con prove di forza che hanno impressionato il paddock, salvo poi però calare nella fase estiva. La stagione disputata finora da Valtteri Bottas è l’emblema di questa valutazione. Il finlandese ha chiuso a punti in cinque delle prime sei gare, per poi ritornare ad assaporare la zona punti soltanto nella tappa di Montreal.
Williams
Dopo anni di buio difficile aspettarsi un exploit dalla Williams, però il fatto di essere ripartiti da un foglio bianco non ha fatto altro che aiutare la scuderia inglese. Infatti sebbene alla bandiera a scacchi le monoposto chiudano ancora in coda al gruppo, il gap nei confronti della concorrenza è diminuito notevolmente, segno che il lavoro è stato compiuto nella direzione giusta.
La speciale classifica mondiale che esclude Red Bull, Ferrari e Mercedes dall’assegnazione dei punteggi, ben riflette la graduatoria reale sul fronte della lotta per le posizioni di vertice. Lando Norris prevale sul resto del gruppo, mentre fra i costruttori l’Alpine per ora la spunta sulla McLaren.
Classifica piloti
- Lando Norris McLaren 198
- Esteban Ocon Alpine 190
- Fernando Alonso Alpine 155
- Valtteri Bottas Alfa Romeo 147
- Sebastian Vettel Aston Martin 88
- Daniel Ricciardo McLaren 85
- Pierre Gasly AlphaTauri 84
- Lance Stroll Aston Martin 79
- Kevin Magnussen Haas 72
- Mick Schumacher Haas 52
- Yuki Tsunoda AlphaTauri 50
- Guanyu Zhou Alfa Romeo 50
- Alexander Albon Williams 47
- Nicholas Latifi Williams 12
- Nico Hulkenberg Aston Martin 8
Classifica costruttori
- Alpine 345
- McLaren 283
- Alfa Romeo 191
- Aston Martin 175
- AlphaTauri 134
- Haas 124
- Williams 59
Classifica giri veloci
- Lando Norris McLaren 3
- Fernando Alonso Alpine 2
- Valtteri Bottas Alfa Romeo 2
- Guanyu Zhou Alfa Romeo 2
- Mick Schumacher Haas 1
- Yuki Tsunoda AlphaTauri 1