A vedere questo nuovo format, al debutto a Shanghai, più che di Formula Uno bisognerebbe parlare di formula sbagliata.
Questa necessità spasmodica di correre di continuo, di spettacolarizzare uno spettacolo che non c’è, di cercare angosciosamente l’azione e la suspence, è esattamente ciò di cui la Formula Uno attuale non ha bisogno. L’effetto, di fatto, è inverso: piazzare un qualifica tre ore dopo la gara Sprint, che dovrebbe rappresentare il culmine della giornata, non fa altro che uccidere quella sana tensione sportiva che si va normalmente ad accumulare nel tradizionale weekend di gara, che già di per sé funziona.
LA FORMULA SBAGLIATA
I 305 chilometri percorsi durante le 56 tornate del GP di Shanghai basterebbero a fornire materiale e spettacolo a sufficienza per un pubblico appassionato, se solo questo spettacolo ci fosse.
Il problema infatti non è tanto dovuto alla mancanza di eventi attraverso i quali mettere in mostra la competizione tra le vetture in pista, quanto alla competizione stessa. Se un gioco è noioso, riproporlo più volte in situazioni spazio-temporali diverse non ne aumenta il divertimento, anzi. I 19 giri della Sprint Race sono l’esatta rappresentazione di questo concetto, finiscono infatti per sembrare una sorta di highlights di una gara che deve ancora corrersi, spoilerandone pure il risultato.
Chi ha vinto la Sprint? Max. Chi ha vinto la gara? Max. cosa è cambiato? Nulla!
COME MIGLIORARE?
In questa Formula 1 sono le regole del gioco a non funzionare. Aumentare il numero di gare non significa favorire la competizione in pista. Qui si parla di un problema legato alla qualità, non alla quantità. Se vogliamo per forza aumentare qualcosa, si potrebbero implementare i giorni di test in pista, rendendoli proporzionali alle posizioni di classifica. Questo permetterebbe di migliorare gli sviluppi delle vetture, livellandone il gap. Si potrebbero modificare certi layout dei tracciati per aumentare le possibilità di sorpasso. Si potrebbero rendere obbligatorie due soste ogni Gran Premio. Insomma si potrebbero fare tante cose, ma alla fine siamo qui a commentare l’ennesimo fallimentare tentativo di imporre un nuovo format a questo sport.