Carlos Sainz ha iniziato a correre molto presto e, prima di compiere 10 anni, ha detto a suo padre che voleva diventare un pilota di Formula 1.
Grazie al video qui sotto di ‘Nude Project‘ parliamo della strada per raggiungere la classe regina, del suo rapporto con il padre, delle sue paure, dell’allenamento e di molto altro ancora.
Carlos Sainz – Nude Project [ FULL VIDEO ]
Carlos Sainz, ricordando i primi anni sui kart, ha detto: “C’è un consiglio che mi ha dato mio padre, che ha cambiato un po’ la mia vita, perché sono sempre stato un bambino un po’ innocente. Quando ero bambino ero un po’ ingenuo. Pensavo di essere amico di tutti, di piacere a tutti. Il mondo delle corse automobilistiche è invece un mondo duro, molto competitivo.
Il pilota spagnolo della Ferrari ha poi aggiunto: “Sono arrivato alle gare di kart quando avevo 12-13 anni, mi sono messo il casco e in pista tutti mi davano addosso: Non so se perché ero il figlio di Carlos Sainz, ma volevano battermi. In un certo senso, lo capisco perché a quell’età si cerca di distinguersi e immagino che i loro genitori abbiano spiegato loro che ero il figlio di Carlos Sainz e che se mi avessero battuto significava che eri molto bravo o che potevi distinguerti. E così ad ogni gara mi colpivano da dietro, mi spingevano fuori pista”.
Un giorno poi, ha spiegato Sainz, suo padre si sedette accanto a lui e gli disse: “Carlos, la vita è una stronza e in questo sport o mordi o vieni morso. E in questo momento ti stanno mordendo. Ti stanno rendendo la vita difficile. So che sei un bravo ragazzo, ti piace essere amico di tutti, giocare a calcio nelle pause con gli altri. Ma qui, o mordi o vieni morso. Quando ti metti il casco, fai in modo di essere quello che morde”.
Lo spagnolo, vincitore con la Ferrari del Gran Premio d’Austria, ha poi precisato: “Mi ci è voluto un po’ per passare dall’essere una bravo ragazzo a dire: ‘Beh, se devo spingerti fuori dalla pista, lo farò’.
Essere “figlio di” è un vantaggio o uno svantaggio? Sainz ha risposto così: “Ad essere estremamente onesti, credo che a livello pratico ‘essere figlio di’ sia un vantaggio. Ho un padre che per fortuna aveva una buona situazione finanziaria, aveva i soldi per pagare la mia carriera nel karting, aveva i contatti per ottenere qualche sponsorizzazione, qualche aiuto per coprire il budget. aveva e ha l’esperienza per darti tutti questi consigli. In pratica è una cosa fantastica. E io sono orgoglioso di essere ‘figlio di’, ma non bisogna sottovalutare le cose che derivano dall’avere questa etichetta e questo continuo paragone”.
E sempre sull’essere “figlio di”, il pilota spagnolo ha poi anche aggiunto: “È una frase che continuo a sentire anche se sono un pilota della Red Bull e della Ferrari. È un’etichetta di cui forse non mi libererò mai, ma quella frase mi ha motivato all’epoca e grazie a loro ho vinto anche le mie gare in F1 e ho voluto dimostrare a tutti che non sono qui perché sono ‘il figlio di’”.