La tanto attesa settimana delle presentazioni delle nuove monoposto è finalmente arrivata. Nella giornata di lunedì 20 febbraio, la stessa che ha aperto le danze dello show settimanale dedicato alla rimozione dei veli dalle nuove vetture, il primo team che ha presentato al mondo la propria creazione è stata la Sauber C36.
La squadra svizzera, reduce da un 2016 avaro di soddisfazioni, è dunque la prima protagonista di questo 2017 ricco di novità tecniche e sportive grazie alla presentazione della propria C36.
Grazie ad un disegno considerato positivamente dalla critica internazionale e dai tifosi, la Sauber, in attesa delle prossime presentazioni degli altri team, ha già fatto colpo. Tra le altre cose, il 2017 rappresenta il 25° campionato al quale prende parte il team elvetico. Per festeggiare questa ricorrenza, la Sauber ha applicato sulla carrozzeria delle proprie monoposto un colore che sembrava quasi scomparso dalla Formula 1: l’oro.
Nei giorni scorsi, di fronte ad una probabilità di un ritorno dell’arancione per la McLaren, vi avevamo raccontato la storia di questo colore in Formula 1, andando ad analizzare tutti i team che in passato avevano usufruito di questa tonalità.
Oggi, dopo aver visto la Sauber, ripercorriamo invece la storia del colore oro, spesso sinonimo di successi e di look memorabili.
Brabham
Siamo all’inizio degli anni ’60: in Formula 1 fa il suo esordio la Brabham, team australiano fondato dal pilota campione del mondo Sir Jack Brabham. E’ proprio questa squadra che, nel 1962, farà comparire per la prima volta il colore oro su una monoposto di F1. In quell’anno infatti, la Brabham schiera in pista una vettura azzurra, contrassegnata dalla presenza dell’oro in corrispondenza della presa d’aria anteriore della monoposto. A partire proprio da quel punto, la monoposto viene letteralmente “tagliata” in due da una striscia dello stesso colore, che va a terminare proprio vicino ai tubi di scarico. A partire dal 1963, ovvero ad un anno di distanza da quella soluzione estetica, Jack Brabham manterrà lo stesso disegno, sostituendo però l’azzurro con una tonalità verde scuro, onorando così i colori dell’Australia nelle competizioni motoristiche. Tale livrea rimarrà applicata sulla vettura fino al 1968, anno in cui l’oro venne abbandonato a favore del giallo.
Lotus e Lotus Renault
Il 1968 è l’anno del “passaggio di consegna” dell’oro dalla Brabham alla Lotus. Per ragioni legate principalmente agli sponsor, prima combina l’oro con il rosso, ma solo ed esclusivamente nel 1968, e successivamente team inglese adotta una livrea completamente nera con le scritte in oro. Molto probabilmente, la Lotus degli anni ’70 e primi anni ’80 è ancora ricordata come una delle monoposto più originali ed emblematiche dell’intera storia della Formula dal punto di vista estetico, e forse la stessa scuderia di Colin Chapman è stata quella che ha saputo applicare il colore oro meglio di tutti gli altri.
Un successo, quello delle livree, ingigantito anche dagli strepitosi successi della Lotus in pista, specialmente nel 1978, anno in cui Ronnie Peterson e soprattutto Mario Andretti dominarono la scena della Formula 1 di quel periodo grazie all’innovazione dell’effetto suolo.
In tutta questa storia d’oro targata Lotus c’è comunque una piccola eccezione: in occasione del Gran Premio d’Italia del 1971 infatti, la 56B di Emerson Fittipaldi si presentò a Monza con un livrea quasi completamente dorata, tralasciando solo un piccolo dettaglio nero.
Negli anni ’90 lo storico marchio inglese scompare dalla Formula 1, e non farà più ritorno nel grande circus fino al 2012, anno in cui rientra ufficialmente in campionato sotto la denominazione di Lotus Renault. Per ricordare la gloria del passato, viene nuovamente scelta una livrea nera di base con adesivi color oro, proprio come le bellissime Lotus di decenni prima. Dopo le prime due stagioni con svariati podi di Romain Grosjean ed addirittura due vittorie di Kimi Raikkonen, la Lotus non riuscirà più a ripetere gli stessi traguardi, tanto che nel 2016 la Renault assorbì le quote di maggioranza della Lotus presentandosi sulla griglia di partenza ufficialmente come Team Renault. In ogni caso, il breve rientro della Lotus oro-nero fu sufficiente per riaccendere la nostalgia di molti appassionati.
Wolf
Sul finire degli anni ’70 la Lotus manda un pista una delle vetture più veloci e belle di sempre. In compenso, seguendo un gusto particolare tipico di quegli anni, gli appassionati ebbero seri problemi a distinguere le monoposto di Colin Chapman da quelle di un altro team: la Wolf.
Tra il 1977 ed il 1979 infatti, la squadra canadese di proprietà di Walter Wolf adotta una livrea nero-oro, estremamente simile a quella utilizzata dai rivali inglesi. La storia di questo team resta comunque una delle più brevi e sorprendenti di sempre.
In sole tre stagioni, dal 1977 al 1979, la scuderia ottenne ben tre vittorie (tutte con Jody Scheckter, abile anche a vincere in occasione della prima gara della Wolf in F1 nel Gp d’Argentina 1977) ed altrettanti podi. Inoltre, la monoposto nero-oro venne occupata da ben tre campioni del mondo nel corso della sua storia: oltre al sudafricano Scheckter, entrarono nell’abitacolo di una Wolf anche James Hunt (già iridato nel 1976) e Keke Rosberg (che diventerà campione nel 1982). Il team canadese, nonostante i risultati incoraggianti dei primi due anni, scomparve nel 1980.
Arrows
In uno dei nostri articoli precedenti vi avevamo raccontato la storia delle livree arancioni in Formula 1. Se ben ricordate, tra i team che adottarono una soluzione “orange” ci fu la Arrows. Ebbene, anche se in questo caso cambiano i colori, la squadra inglese non fu da meno anche per l’utilizzo dell’oro sulle proprie vetture.
Tra il 1978 ed il 1980 infatti, per ragioni dettate dallo sponsor di birra Warsteiner (che ancora oggi ricorre all’oro sulle proprie lattine), le Arrows scesero in pista per tre stagioni consecutive con una livrea completamente oro.
Una soluzione estetica che portò bene ai due piloti dell’epoca: il tedesco Jochen Mass, che terminò più volte in zona punti, e soprattutto il nostro Riccardo Patrese. Il pilota padovano colse infatti due secondi posti, sfiorando quindi il sogno di poter vincere un gran premio.
Un sogno che non si concretizzò mai per la Arrows.
Williams
Dopo il periodo letteralmente “oro” degli anni ’70, il colore più ambito da ogni sportivo venne completamente abbandonato dalle varie scuderie per tutti gli anni ’80. Per ritrovare questo colore su una livrea bisognerà dunque attendere gli anni ’90.
La prima squadra che decide di ricorrere all’oro è la Williams, che nel 1994 (oltre ad ingaggiare Ayrton Senna) sigla un nuovo contratto di sponsorizzazione con la Rothmans. La vettura rispecchia completamente i colori dell’azienda di tabacchi, includendo (seppur in minima parte) anche l’oro.
Considerata come una delle vetture più belle di sempre, la Williams convince sia da un punto di vista estetico che sportivo. Dopo la tragica morte di Senna ed i due mondiali vinti da Michael Schumacher con la Benetton, il team inglese tornerà a vincere nel biennio 1996/1997.
Nel primo caso diventa campione del mondo Damon Hill (figlio d’arte di Graham, anch’egli campione del mondo), mentre l’anno dopo toccherà al canadese Jacques Villeneuve (a sua volta figlio dell’indimenticabile Gilles).
Nel 1998 la Williams abbandona la Rothmans per abbracciare un altro sponsor, e da lì non tornerà mai più all’oro.
Jordan
L’industria del tabacco fu in grado di modificare la livrea della Williams, e non solo. Proprio negli anni ’90, e più in particolare nel 1996, anche la Jordan fu protagonista di una stagione d’oro in termini di colori.
Con un livrea che ricordava quella utilizzata in precedenza dalla Arrows, il team irlandese adottò una scocca completamente oro, rispettando gli accordi di sponsorizzazioni presi con la Benson & Hedges. Già dall’anno seguente, ovvero dal 1997 in poi, la Jordan abbandonò questa soluzione a favore di un altro colore principale: il giallo.
Force India
Tornando a far luce su stagioni decisamente più recenti, e quindi più facili da ricordare, l’oro comparve anche sulla Force India (che proprio oggi presenta la sua monoposto 2017). Anche in questo caso, il team anglo-indiano utilizzò l’oro principalmente per ragioni commerciali, applicandolo in particolare sulle fiancate delle vetture. Tale soluzione venne utilizzata solo per la stagione 2008, con la VJM01 pilotata da Adrian Sutil e dal nostro Giancarlo Fisichella.
HRT
In ordine cronologico, prima della Sauber C36 color oro 2017, l’ultimo team che avevo sfoggiato tale colore era stata la Lotus Renault nel 2015. Proprio nell’anno del rientro della scuderia inglese, e quindi nel 2012, anche un’altra squadra si presentò in pista con l’oro applicato sulle proprie vetture. L’HRT, conosciuta anche come Hispania Racing, presentò una vettura bianca con dettagli rosso ed oro.
Poco apprezzata dalla critica e dagli appassionati da un punto di vista estetico, la squadra fu anche sfortunata e poco competitiva anche dal punto di vista sportivo. La F112 di quell’anno fu anche l’ultimo esemplare del team spagnolo prima del fallimento finanziario.