In 67 anni di Formula 1 abbiamo visto ed assistito a momenti gloriosi, a sorpassi al limite dell’incredibile, ed abbiamo apprezzato il coraggio ed il talento dei piloti. In tutti questi straordinari esempi però, c’è anche il lato più strano di questo sport: quello legato ai ritiri.
No, non stiamo parlando dei momenti in cui un pilota decide di appendere il casco al chiodo al termine di una carriera magistrale. Stiamo parlando dei ritiri veri e propri, quelli che accadono in gara e che costringono un partecipante a farsi da parte ed appunto ritirarsi dalla corsa.
Di forfait ne abbiamo visti tanti, e di vari tipi. Incidenti e guasti meccanici rappresentano la percentuale più alta di casi che costringono un pilota a non tagliare il traguardo, ma esiste anche una minoranza dettata da ritiri assurdi, stranissimi, e qualche volta addirittura ridicoli.
Il sito internet WTF1.com ne ha selezionati ben dieci dagli anni ’70 ad oggi. In mezzo ci sono campioni e piloti meno conosciuti, ma tutti accomunati dallo stesso fattore: quello di un ritiro a dir poco raro da vedere.
1975: Jacques Laffite sbaglia il collirio
Il primo caso di ritiro assurdo avviene nel 1975, nel week-end valido per il Gran Premio degli Stati Uniti. Protagonista di questa vicenda è il pilota francese Jacques Laffite, all’epoca in forza alla Williams. Poco prima dell’inizio delle prove a Watkins Glen, Laffite (alla sua seconda stagione in Formula 1) decide di applicare qualche goccia di collirio per pulire gli occhi. Incredibilmente però, il francese sbaglia la bottiglietta, scambiando il collirio stesso con il liquido per la pulizia della visiera del casco. Fortunatamente, nonostante il bruciore e la scarsa visibilità, Laffite si riprenderà presto e non avrà conseguenze alla vista, ma la sua partecipazione al gran premio è di fatto compromessa.
1977: ritirarsi da una gara alla quale non poteva partecipare. Il caso Hans Heyer
Due anni dopo il fatto di Laffite, la Formula 1 conosce un altro caso bizzarro nel 1977. Stavolta il francese lascia spazio al tedesco Hans Heyer, al suo debutto ufficiale in Formula con l’ATS. Per Heyer è un’occasione unica: oltre ad essere la sua prima gara nella massima serie, il teatro del Gran Premio è Hockenheim, nella sua Germania. Oltre a ciò, il tedesco siede su una monoposto connazionale. Le condizioni per ricordare per sempre questo evento ci sono tutte, e così accadrà. Ma negativamente.
Non riuscendo a qualificarsi per la gara, Heyer ottiene comunque lo status di pilota di riserva. Infatti, solo nel caso in cui un partecipante non dovesse prendere parte al gran premio, il tedesco potrà sostituire il pilota assente.
La domenica però, tutti e 26 i concorrenti si presentano regolarmente in griglia di partenza, e quindi Heyer è costretto a rinunciare alla gara.
Il caso sembra finire qui, ma è proprio in questo contesto che il tedesco entra nella storia. Sfruttando la confusione in griglia di partenza, il pilota dell’ATS riesce a prendere incredibilmente il via, in modo del tutto irregolare ed illegale. Nessuno tra i direttori di gara si accorge di questa cosa, ma la “furbata” avrà comunque vita breve. Dopo qualche giro infatti, Heyer è costretto al ritiro per noie alla trasmissione.
Solo in quel momento la Federazione si rende conto dell’irregolarità, e per il tedesco non ci saranno più altri gran premi in Formula 1.
1991: Mansell festeggia prematuramente all’ultimo giro e si ritira
Dal 1977 si passa direttamente al 1991. Il circuito che passa alla storia per aver accolto uno dei ritiri più strani di sempre è quello di Montreal, in Canada. Il week-end di quel gran premio è letteralmente dominato dalla Williams di Nigel Mansell. Il “Leone d’Inghilterra” è in forma smagliante, e non sembra conoscere rivali. In gara infatti è praticamente irraggiungibile, e con il passare dei giri se ne rende conto anche lo stesso pilota inglese. Nel corso dell’ultimo giro però, Mansell commette un errore grossolano: quello di salutare in anticipo gli spettatori.
L’esultanza prematura di Mansell si rivelerà un vero e proprio “harakiri” per il britannico, il quale fa scendere i giri del motore mentre è intento a salutare gli spettatori. L’abbassamento dei giri causerà lo spegnimento del motore stesso, costringendo l’inglese a ritirarsi a pochi passi dal traguardo. A quel punto è il brasiliano Nelson Piquet a prendere il comando della corsa, vincendo il Gran Premio del Canada. Per il tre volte campione del mondo, al volante della Benetton nel 1991, sarà anche l’ultima vittoria in carriera.
Dietro al ritiro di Mansell esistono ancora due versioni: oltre a quella appena spiegata, ci sarebbe anche il rapporto della Williams, nel quale viene constata ufficialmente la rottura del cambio, scagionando così il proprio pilota dall’accusa di aver salutato il pubblico prima della bandiera a scacchi. Indipendentemente da come sia andata a finire, è il caso di citare una frase pronunciata dal celebre e compianto allenatore di calcio Vujadin Boskov, valida come prezioso insegnamento per ogni sportivo:
“Partita finita quando arbitro fischia”.
1993: la sospensione impazzita di Berger
Le sospensione attive, introdotte in Formula 1 a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, furono una vera e propria innovazione tecnica che consentirono lo sviluppo tecnologico nel campo delle sospensioni. Ad ogni modo, specialmente nel periodo in cui fecero il loro esordio, spesso erano la causa di diversi ritiri. L’esempio più concreto, e anche quello più pericoloso, avvenne nel corso del Gran Premio del Portogallo 1993, sul circuito dell’Estoril. Il protagonista di questo sfortunato episodio fu l’austriaco Gerhard Berger, all’epoca al volante della Ferrari. Rientrato ai box per un cambio gomme, l’austriaco uscì dalla corsia dei box per rimettersi in pista.
Proprio in corrispondenza dell’uscita della pit lane, ecco che accade l’imprevisto. A causa di un leggero avvallamento dell’asfalto, la sospensione attiva destra della Ferrari impazzisce nei calcoli, facendo perdere improvvisamente il controllo della monoposto allo sfortunato Berger. L’austriaco infatti, ritrovandosi al comando di una vettura ingovernabile, scarta violentemente a sinistra attraversando il rettilineo di partenza, sfiorando le vettura che sopraggiungevano. La sbandata dell’austriaco finisce contro le barriere di protezione, costringendo il pilota a ritirarsi.
Inizialmente si pensò ad un errore di Berger, colpevole di aver perso totalmente il controllo nella corsia della pit lane. Successivamente, grazie alle analisi tecniche, Berger venne giudicato “innocente”, e la colpa dell’incidente venne attribuita ad un guasto alla sospensione.
1995: ancora Berger. Stavolta la fortuna assume le sembianze di una telecamera
La sfortuna con la S maiuscola di abbatte di nuovo su Berger due anni dopo. Sempre al volante della Ferrari, la iella si concretizza questa volta a Monza, nel 1995. In quell’anno la sfida per il mondiale è una lotta a due tra la Benetton di Schumacher e la Williams di Damon Hill. I due contendenti al titolo sono protagonisti di un contatto proprio a Monza, con un incidente che li mette fuorigioco entrambi. A quel punto, improvvisamente, le Ferrari di Jean Alesi e Gerhard Berger si ritrovano rispettivamente prima e seconda. Il pubblico comincia già a pregustarsi una doppietta ferrarista in Italia, ed invece saranno spettatori inermi della sfortuna.
Berger insegue a breve distanza il proprio compagno di squadra. Giunti in prossimità della seconda variante, la sospensione dell’austriaco di piega improvvisamente, costringendolo al ritiro. In un primo momento non si comprendono le motivazioni di un simile ritiro, ma i replay successivi chiariranno la dinamica. La telecamera di bordo posta sulla vettura di Alesi infatti, incomprensibilmente, si stacca dalla monoposto del francese, andando a colpire la sospensione del compagno di squadra. In un incidente così, l’unica nota positiva è rappresentata da Berger, che esce senza un graffio dalla monoposto. Se la telecamera avesse colpito il casco, probabilmente oggi racconteremmo una storia diversa.
Ad ogni modo, qualche giro dopo, anche Alesi si ritirerà per un guasto meccanico a dir poco raro (un cuscinetto a sfera che prende fuoco), negando così la possibilità di assistere ad una vittoria della Ferrari. Il successo finirà invece nelle mani della seconda Benetton di Johnny Herbert.
1998: la chiave inglese dimenticata nell’abitacolo di Herbert
Nel 1995 Johnny Herbert uscì da Monza da vincitore, ma nel 1998 la storia fu totalmente diversa. Il britannico, stavolta al volante della Sauber, non arrivò al traguardo del Gran Premio d’Italia a causa di una clamorosa dimenticanza. Prima della gara infatti, un meccanico del team elvetico apportò alcune modifiche alla vettura di Herbert, utilizzando vari strumenti di lavoro. Tra questi anche una chiave inglese, la quale rimase incredibilmente nell’abitacolo della Sauber senza che nessuno se ne accorgesse. Una volta iniziata la gara, la chiave scivolò nella zona della pedaliera, bloccando il pedale del freno e costringendo Herbert al ritiro. Prima della scoperta, la colpa del ritiro venne attribuita allo stesso pilota, reo di aver commesso un errore.
2007: Albers si porta dietro il bocchettone della benzina
Vi ricordate il clamoroso ritiro di Felipe Massa a Singapore nel 2008, quando il bocchettone della benzina rimase attaccato alla vettura del brasiliano? Ecco, se ricordate questo episodio, sappiate che questo non fu il primo caso in Formula 1. Un incidente simile, e per giunta molto pericoloso, accadde un anno prima alla Spyker dell’olandese Christian Albers. Durante il Gran Premio di Francia 2007, a Magny-Cours, Albers rientra ai box per un cambio gomme e per il rifornimento di benzina. Durante la sosta però, l’olandese riparte troppo in anticipo, con il cartello ancora abbassato e con i meccanici impegnati ad introdurre il carburante. Il pilota della Spyker esce dalla corsia box sradicando di netto il bocchettone della benzina, e portandoselo dietro per qualche metro. Fortunatamente, nonostante l’elevato rischio d’incendio, Albers si ritira senza conseguenze, senza che nessuno dei meccanici rimanga infortunato.
Singapore 2008: la gara dei ritiri assurdi
La prima edizione del Gran Premio di Singapore, avvenuta nel 2008, rimarrà nella storia come una delle gare più controverse e ricche di episodi strani. Oltre al ritiro di Massa, che riparte dai box con il bocchettone della benzina ancora attaccato alla vettura, sono da sottolineare altri due ritiri a dir poco strani.
Il primo coinvolge Mark Webber e la sua Red Bull. Il pilota australiano, autore di una gara senza sbavature, sta per concludere la sua prestazione tra i primi tre. Improvvisamente però, la sua vettura è costretta al ritiro. Nel tentativo di inserire una marcia, la scatola del cambio della sua Red Bull va in frantumi dopo aver calcolato l’inserimento di due marce nello stesso momento.
Quella che sembra una normale rottura del cambio verrà messa seriamente in discussione da un’ipotesi assurda: quella di un’interferenza elettrica. Nel corso del week-end infatti, già altri piloti avevano segnalato episodi d’interferenze in prossimità del ponte Anderson, senza riportare particolari conseguenze. Chi invece sembrava soffrire maggiormente di questi casi era proprio Webber, che non a caso fu costretto al ritiro. Nelle successive edizioni del gran premio asiatico, i team si attrezzarono con l’introduzione di protezioni per arginare questo problema
Il secondo caso di ritiro strano avvenuto nella stessa gara riguardò invece la Renault di Nelson Piquet Jr. Il brasiliano figlio d’arte andò a sbattere da solo contro le protezioni, causando l’ingresso della safety car. A distanza di qualche mese, Piquet confessò le ragioni di quell’incidente, accusando Flavio Briatore di avergli indicato di andare a sbattere volutamente per favorire la vittoria del compagno di squadra, Fernando Alonso, che avrebbe vinto solo grazie ad un particolare gioco strategico da concretizzare solo con l’ingresso della safety car. Le indagini della FIA confermarono la versione del pilota brasiliano, con l’immediata radiazione di Briatore dalla Formula 1. Il caso dell’incidente di Piquet passò alla storia con il nome di “Scandalo Crash Gate”.
2010: un’altra dimenticanza condanna Button al ritiro
Nel 2010, in occasione del Gran Premio di Monaco, si assiste all’ultimo ritiro dovuto a cause assurde. Al comando della corsa c’è la McLaren di Jenson Button, quando un incidente costringe l’ingresso della safety car. Ma mentre i piloti si ritrovano accodati dietro la safety, il motore di Button va in fumo.
Così come accadde ad Herbert nel 1998, le motivazioni di questo ritiro sono tutte da attribuire ad una dimenticanza di un meccanico, e stavolta l’errore è ancor più clamoroso. Il guasto infatti venne attribuito ad una mancata rimozione del coperchio dalla bocca del radiatore, che surriscaldò il motore fino a mandarlo arrosto.