La storia dell’Autodromo Nazionale di Monza è affascinante. Non è solo un circuito, ma un autentico tassello di Storia nazionale, occhi indiscreti su una Italia, a partire da quell’ormai lontano 1922 (anno della inaugurazione del circuito), indissolubilmente legata a quel poetico nastro d’asfalto. Vanto nazionale, bandiera che – nel bene e nel male – viene sventolata anche da una politica, nazionale e locale, troppo spesso distratta e alla perenne ricerca di simboli.
L’Autodromo Nazionale di Monza, parimenti a tutti i circuiti esistenti al mondo, ha subito, nel corso di tanti decenni di attività, modifiche, variazioni, rinnovamenti più o meno profondi e radicali, più o meno azzeccati e condivisi. Tra le modifiche più significative, senza dubbio, vi sono la realizzazione della “Curva Parabolica” e della “Variante Ascari”.
Curva Parabolica
La “Curva Parabolica” vede la luce nel 1955. Dal 1939 al 1954, infatti, il tracciato lombardo prevede la cosiddetta “Curva Sud”, meglio definite “Curve di Vedano”, volgarmente soprannominate anche “Curve di porfido” (la pavimentazione è, appunto, in porfido anziché in asfalto): due curve a gomito raccordate da un breve rettilineo a collegare, pertanto, i due principali rettifili: quello successivo alla allora “Curva del Vialone”, detto “Rettifilo Centrale”, e quello del traguardo. Le “Curve di Vedano”, a loro volta, sostituivano l’oginaria “Curva Sud” all’interno di profondi lavori di rinnovamento risalenti proprio al 1939. Il circuito, nella nuova configurazione inaugurata nel 1939, misura 6,300 km. È su questo tracciato che si disputano le prime cinque edizioni del GP d’Italia (1950-1954), inserito nel calendario del neonato Campionato Mondiale Piloti di Formula 1 (ricordiamo che il Mondiale Piloti, nel biennio 1952-1953, è disputato, in via del tutto eccezionale ed emergenziale, con vetture di Formula 2).
A partire dal 1955, però, le “Curve di Vedano” lasciano il posto alla nuova “Curva Parabolica”: una caratteristica curva asfaltata di 180° a raggio crescente. Una parabola, appunto. Un nuovo mito sboccia in quel di Monza. Il circuito, ora, misura complessivamente 10 km: 5,750 km il tracciato stradale, 4,250 l’anello di alta velocità.
La Variante Ascari
Nel 1972, è la volta della “Variante Ascari”. Quella che diventerà una veloce ed agile chicane viene introdotta allo scopo di rallentare le auto, quindi, ridurre in modo sensibile le velocità medie sul giro. Ragioni di sicurezza, pertanto, sanciscono la morte della celebre, velocissima “Curva del Vialone” e la nascita, appunto, della “Variante Ascari”. Nella prima configurazione – dal 1972 al 1973 – la “Variante Ascari” si presenta come una sorta di chicane “posticcia”, lenta e tortuosa in entrata, più snella e rapida in percorrenza e in uscita. Un disegno che – per fortuna – viene modificato in ottica 1974, anno in cui debutta una nuova versione di quello che è, a tutti gli effetti, uno dei passaggi più belli, impegnativi e significativi dell’autodromo monzese: è quella definitiva che ancora oggi possiamo apprezzare in tutta la sua bellezza ed agilità. Nel 1972, inoltre, fa la propria comparsa anche la chicane di rallentamento posta alla fine del rettifilo del traguardo. Una chicane che, tuttavia, i piloti non percorrono immediatamente dopo la partenza del GP.
Il primo video che vi proponiamo è una sintesi del GP d’Italia del 1954, disputato il 5 settembre (80 giri per un totale di 504 km; circuito di 6,300 km) e vinto dal Juan Manuel Fangio su Mercedes W196. L’Autodromo Nazionale di Monza è ancora privo della “Parabolica”. Al suo posto, le “Curve di Vedano”, con pavimentazione in porfido.
Legendary Silver Arrows: the 1954 Italian GP
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In questo video, possiamo apprezzare alcune fasi del GP d’Italia 1972, corso il 10 settembre (55 giri per un totale di 317,625 km; circuito di 5,775 km) e vinto da Emerson Fittipaldi al volante della Lotus 72D-Cosworth. Si notano la chicane a valle del rettifilo del traguardo, tagliata dai piloti in partenza ma regolarmente percorsa nei restanti giri del Gran Premio, e la neonata “Variante Ascari”, a bypassare il vecchio – e ancora visibile – tratto della ormai defunta “Curva del Vialone” (detta anche “Curva del Platano”).
In questo video, invece, è apprezzabile la nuova configurazione della “Variante Ascari” che debutta nel 1974. Il video mostra alcune fasi del GP d’Italia 1975, corso il 7 settembre (52 giri per un totale di 300,560 km; circuito di 5,780 km) e vinto da Clay Regazzoni su Ferrari 312T. Anche in questo caso, la prima chicane, posta dopo il rettifilo del traguardo, non viene percorsa immediatamente dopo il via del GP. Nel 1976, verrà introdotta un’altra variante, quella della Roggia, e verrà modificata la prima chicane, la cosiddetta “Variante del Rettifilo”, mediante due chicane in rapida sequenza.
In foto, possiamo apprezzare i nuovi tratti del tracciato di Monza nel 1955, ad iniziare dalla “Curva Parabolica” in luogo delle “Curve di Vedano”. In foto, alcune fasi del GP d’Italia 1955 (11 settembre, 50 giri per un totale di 500 km; circuito di 10,000 km – stradale + anello) vinto da Juan Manuel Fangio su Mercedes W196. Di seguito, Jackie Stewart affronta, al volante della Tyrrell 005-Cosworth, Elf Team Tyrrell, la nuova “Variante Ascari” nel corso del GP d’Italia del 1972. Per un brevissimo tratto, le vetture affrontano, in ingresso variante, la vecchia “Curva del Vialone”; nel 1974, con l’introduzione della nuova “Variante Ascari”, totalmente ridisegnata, anche questo ultimo, residuale allaccio con la vecchia curva verrà cancellato e rimosso. Si vedono bene il nuovo asfalto, più scuro, ed il vecchio, molto più chiaro.
Scritto da: Paolo Pellegrini