È una sonnacchiosa domenica quel 30 agosto 1998, un ultimo scampolo di vacanza per chi ha rimandato le ferie, un insperato refolo di spensieratezza per quanti, a causa di studio e lavoro, sono già nel pieno della propria attività. È una sonnacchiosa domenica di Formula Uno quel 30 agosto di vent’anni fa, che vede in Belgio l’ennesima, umiliante prima fila tutta McLaren-Mercedes, le quali, salvo episodi, in quello scorcio di campionato hanno rinverdito i fasti delle gloriose Frecce d’Argento degli anni Cinquanta, ben prima che l’era turbo-ibrida iniziasse la sua epopea nel 2014. Oltre alle monoposto di Hakkinen e Coulthard e alle Ferrari di Schumacher e Irvine, nel ruolo degli outsider ci sono quella fastidiosa Winfield Williams di Villeneuve e le due Jordan di Hill e Ralf Schumacher.
Sembrerebbe un copione già scritto, visto il gap fra i primi due e tutti gli altri, qualcosa che vale la pena solo di guardare distrattamente, sorseggiando un caffè al mare oppure cercando un diversivo fra le pagine del programma di un esame. Ma a Spa, quella domenica, piove come Senna la manda e la partenza è in discesa, con il budello della Source pronto a fare selezione; la direzione gara, inoltre, ha stabilito che si partirà regolarmente, senza nessuna safety car.
Tutto regolare sino a questo momento!
Una frase destinata a rimanere negli annali delle cronache Rai della Formula Uno, pronunciata dal telecronista Gianfranco Mazzoni giusto qualche secondo prima di questo(fonte Wikipedia):
“(…) parte bene Häkkinen, dietro pattinano sia Schumacher che Hill; alla Source arrivano affiancati Irvine e Coulthard: i due devono allargare in curva e vengono infilati da Villeneuve e Schumacher. Coulthard è quarto ma rimettendosi in linea perde il controllo della McLaren e schizza contro il muretto dei vecchi box e rimbalza in pista davanti al gruppo. Passano Fisichella, Ralf Schumacher, Frentzen, Alesi e Tuero mentre tutti gli altri finiscono uno contro l’altro tra un mare di rottami: Irvine centra per primo la vettura di Coulthard, poi è la volta di Salo mentre Herbert e Trulli si girano e Diniz finisce contro la Prost. Panis urta Barrichello e manda la Stewart in testacoda davanti a Wurz che lo sperona. Takagi finisce contro il muro mentre con la strada completamente ostruita, Rosset finisce nel mucchio contro la Prost di Panis e la Stewart di Barrichello. La gara è interrotta e si riparte con quattro vetture in meno: quelle di Barrichello (leggermente ferito), Salo, Rosset e Panis.”
Oh, this is terrible, this is quite appalling, this is the worst start to a grand prix I have ever seen in the whole of my life!
La Bbc riporta che furono queste le parole pronunciate dal divino Murray Walker in diretta. La peggior partenza che si sia mai vista, “un groviglio incredibile”, come lo stesso Mazzoni commenterà a caldo qualche istante più tardi. Giusto il tempo di fare la conta delle macchine intere, di quelle a pezzi, di quelle rabberciabili e dei muletti a disposizione, che la Direzione gara dà una nuova partenza.
E no, non è finita qui (fonte Wikipedia):
“(…) Al secondo via, ancora sotto la pioggia, le McLaren partono male, Irvine s’infila all’interno di Häkkinen il quale deve allargare, si tocca con Schumacher e si gira alla Source. Il finlandese viene centrato in pieno dalla Sauber di Herbert; passano pochi minuti e Coulthard e Wurz vengono a loro volta a contatto: riesce a ripartire solo lo scozzese (…).”
La gara continuerà fra safety car, esplosioni di motori, uscite di piste per aquaplaning, testa-coda, box ingolfati e guasti vari, il tutto fino al giro 26, quando all’elenco precedente si aggiungerà una Ferrari che gira in pista su tre ruote. A quel giro, infatti, si verificherà il celebre tamponamento fra Schumacher e Coulthard, seguito dal celeberrimo scambio di cortesie fra i due, con il tedesco che fu chiaramente udito invitare lo scozzese ad avvicinarsi, che voleva fargli una carezza. Con una palla da demolizione.
Neanche fossimo in una sessione di videogame in cui è stata selezionata la modalità Apocalisse Zombie, non è ancora tutto: in qualche giro si verificheranno ancora uscite di pista, catastrofici tamponamenti ed escursioni della safety car, fino alla conclusione del Gran Premio che vede la doppietta delle Jordan di Hill e Schumacher, seguiti da un manipolo di sei outsider, sotto una pioggia battente.
Solo l’elenco dei piloti coinvolti nel groviglio della prima partenza, per chi ha un po’ di memoria della Formula Uno di fine anni Novanta , dev’essere stato come sfogliare l’album della memorabilità motoristica: vecchie glorie come Tuero, Takagi, Herbert, Trulli e Fisichella, personaggi che ancora bazzicano i paddock come Villeneuve, Alesi, Barrichello e Coulthard, per non dimenticare scuderie come Minardi, Jordan, Stewart o Prost e le loro monoposto. Ah, le monoposto! Motori V10 che urlavano la loro potenza su per il Raidillon, gomme Good Year, livree sfacciate e nessuna concessione al gotico fiorito dell’aerodinamica odierna: belle da vedere e da sentire, a prescindere.
Ricorderemo quella gara perché abbiamo visto un concentrato di quel che rende un Gran Premio e un campionato avvincente e interessante: c’erano outsider in grado di contendere stabilmente non solo la zona punti, ma anche podi e vittorie alle scuderie dominanti; una tecnologia già preminente ma per certi versi ancora comprensibile; una pista vera – Spa, la Pista – spietata e veloce, resa epica da una pioggia che non forniva alibi; una gara combattuta, non anestetizzata da partenze controllate o sorpassi da ala mobile. C’era quella patina romantica e ruspante di fine anni Novanta che rendeva più autentica la condivisione della grande passione per i motori fra scuderie miliardarie e piccole realtà, fra superstar del volante e novellini. C’era un campionato il cui esito sembrava già scritto dalle prime gare, con una schiacciante superiorità espressa dalla McLaren Mercedes, che Michael Schumacher teneva aperto con tenace e passionale agonismo, tanto da riuscire a mantenerlo incerto fino alla fine.
Quel giorno c’è stato anche spazio per i record, solo che non furono fatti registrare dai soliti noti: Damon Hill portò a casa la sua ultima vittoria in carriera, mentre la Jordan segnò la prima vittoria iridata, oltre che la prima e unica doppietta della sua storia; la Prost, invece, conseguì i suoi primi punti con Trulli. Ironia della sorte, l’ordine d’arrivo del Gran Premio fu ininfluente per le sorti delle classifiche iridate, poiché i principali contendenti per entrambi i titoli in palio finirono tutti a zero.
Dettaglio non trascurabile: a parte qualche lieve ferito, qualche aspirazione brutalmente calpestata e qualche milione di danni, non vi sono state conseguenze gravi, irreparabili; motivo per il quale ci possiamo permettere, con leggerezza, di ricordare col sorriso la peggior partenza di un Gran Premio mai vista e di rivedere spensierati le immagini di quel groviglio incredibile.
Motori, livree, personaggi, episodi e record, concentrati in un’unica location epica e versati in un frullatore cosmico, mandato all’improvviso alla massima velocità quando tutto sembrava regolare: Spa ’98 è stato tutto questo e per tutto questo resterà indimenticabile, per almeno altri vent’anni.