Dopo una lunga pausa estiva, la Formula 1 tornerà finalmente in pista questo weekend, e lo farà con uno degli appuntamenti più attesi della stagione: il Gran Premio del Belgio.
Sul celebre tracciato di Spa-Francorchamps, i piloti riprenderanno le ostilità lasciate in sospeso nel precedente GP d’Ungheria, concluso con la vittoria di Lewis Hamilton, sempre più leader del mondiale.
Il “rientro a scuola” avverrà dunque su uno dei circuiti più belli da vedere per gli spettatori ed tra i più apprezzati dagli stessi piloti, ma anche ricco d’insidie. Con le velocità di punte elevate, e con le sue curve da brividi, Spa-Francorchamps è una delle realtà più esclusive per coloro che non temono l’idea di tenere abbassato il piede sull’acceleratore di fronte all’Eau-Rouge-Raidillon, forse la “curva regina” di tutto il calendario, ma anche in altri punti della pista in cui il contachilometri supera facilmente quota 300 km/h.
Uno di questi è sicuramente Blanchimont, caratterizzato da una lunga e veloce a sinistra da affrontare in pieno nel bel mezzo del rettilineo del Kemmel, lì dove le vetture toccano punte elevatissime prima di arrestare la propria corsa alla chicane prima del traguardo.
E’ proprio qui che nel 2001 si verificò uno degli incidenti più spettacolari mai visti a Spa, e per fortuna senza tragiche conseguenze per i piloti coinvolti nello schianto.
L’episodio vide come protagonista principale il brasiliano della Prost Luciano Burti, che a seguito di quell’incidente chiuse la propria carriera in F1 da pilota ufficiale. La stagione di Burti, prima del GP del Belgio, era già stata segnata da un altro spettacolare crash, questa volta avvenuto nelle fasi iniziali del GP di Germania. Ad Hockenheim, subito dopo lo spegnimento del semaforo rosso, il brasiliano colpì in pieno la Ferrari di Michael Schumacher, che procedeva lentamente in mezzo al gruppone. Burti non fece in tempo a schiavare la rossa del tedesco, decollando ed atterrando rovinosamente in mezzo alla pista.
L’incidente, risoltosi fortunatamente senza conseguenze, fu il punto più basso di una stagione vissuta tra molte difficoltà per il pilota brasiliano. Dopo aver debuttato con la Jaguar nel 2000 (chiamato a sostituire Irvine nel GP d’Austria), Burti venne ingaggiato a tempo pieno dallo stesso team inglese per sostituire Johnny Herbert, che nel frattempo aveva appeso il casco al chiodo. Dopo sole quattro gare però, Burti passò alla Prost, chiamato in fretta e furia dal team francese per rimpiazzare il deludente Gaston Mazzacane.
Con un 8° posto come miglior risultato, Burti si presentò in Belgio con l’intenzione di risollevare le sorti di un campionato che, fino a quel momento, aveva riservato solo difficoltà.
IL BOTTO PAUROSO
In qualifica Luciano Burti non va oltre il 18° posto, risultando come l’ultimo dei piloti capaci di superare il limite del 107%. Davanti a lui, in griglia di partenza, si piazza Eddie Irvine, suo ex compagno di squadra in Jaguar. Dopo l’annullamento di due partenze (dovute a problemi tecnici in griglia per le vetture di Frentzen prima e Montoya poi), al terzo tentativo il GP del Belgio ebbe finalmente inizio.
A 5 giri dal semaforo verde, la gara venne nuovamente sospesa, questa volta per un fatto ben più serio.
Burti infatti, in lotta con Irvine, tentò di superare il nordirlandese all’interno della curva Blanchimont, in piena velocità. Dal canto suo Irvine, nel tentativo di difendere la posizione, chiuse eccessivamente sul brasiliano, causando un contatto tra il posteriore della Jaguard e l’anteriore della Prost.
Nell’impatto, l’alettone anteriore di Burti finì sotto la vettura, causando un’improvvisa perdita di deportanza a più di 270 km/h. Mentre Irvine terminò il suo tescacoda nel prato, la Prost di Burti finì dritta contro le barriere, con il pilota impossibilitato a frenare.
L’urto fu talmente violento che la Prost finì incastrata sotto le gomme di protezione, in una posizione che richiese diversi minuti per liberare il pilota dall’abitacolo. Per questo motivo infatti, la gara fu subito sospesa con l’esposizione della bandiera rossa. Le operazioni di soccorso, alle quali partecipò anche lo stesso Irvine furono lunghe e snervanti, e non fecero altro che far aumentare l’apprensione generale per le condizioni di Burti. Fortunatamente, nonostante l’orrendo schianto, il brasiliano venne estretto dall’abitacolo senza gravi ferite, cavandosela con una lieve commozione cerebrale.
La carriera di Burti in Formula 1, comunque, finì contro le barriere di Blanchimont in un nuvoloso pomeriggio belga. Lo stesso in cui Michael Schumacher, giunto alla 52° vittoria in carriera, superò in graduatoria proprio Alain Prost tra i piloti più vincenti di sempre. Lo stesso pomeriggio in cui il nostro Giancarlo Fisichella conquistò un ottimo terzo posto, nel giorno dell’ultimo piazzamento a punti di Jean Alesi in F1.
In seguito a quell’incidente, Burti rimase nell’ambiente della Formula 1 solo in qualità di test driver per la Ferrari, arrivando a Maranello anche grazie alla presenza del connazionale Rubens Barrichello, all’epoca compagno di squadra di Schumacher.