L’estate sta finendo, almeno per quanta riguarda il mondo della Formula 1. La prossima settimana, infatti, i piloti torneranno in pista dopo la lunga sosta estiva per riprendere le ostilità rimaste in sospeso dopo l’Ungheria. Il pubblico e gli appassionati sono in attesa di rivedere battaglie all’ultimo sangue in pista, augurandosi di assistere ad uno spettacolo simile a quello andato in scena in Germania, in una gara condizionata da continui e scoppiettanti colpi di scena.
Indipendentemente da come andranno realmente le cose, la certezza è che il Circus riprenderà la propria attività su uno dei circuiti più amati da tifosi e piloti: Spa-Francorchamps. Il campionato ripartirà ufficialmente a settembre in Belgio, su una pista tanto spettacolare quanto storica situata nel cuore delle Fiandre.
Se si pensa a Spa, uno degli ultimi tempi della velocità “vecchia scuola” rimasti in calendario, la mente corre subito alla mitica curva di Eau Rouge-Raidillon. Con i suoi spaventosi e vertiginosi cambi di direzione in salita, che sottopongono i piloti ad uno sforzo fisico non indifferente per le forze G subìte, la mitica curva belga ha sempre esaltato le qualità dei piloti.
Qui, solo i migliori hanno o hanno avuto il coraggio di affrontarla in piena velocità, consci del pericolo elevatissimo di finire fuori pista, con conseguenze poco piacevoli.
Eppure c’è stato un anno in cui il brivido della velocità, unito all’abilità ed al coraggio dei piloti, non si è avvertito. Un anno tragico, orribile e cupo, in cui spesso la paura di assistere a gravi incidenti è prevalsa su quegli elementi di spericolatezza tipici dei piloti. Un anno in cui la Formula 1, mai come prima e mai come dopo quella stagione, si è fermata a riflettere e a piangere alcuni dei suoi eroi. Un campionato, quello del 1994, caratterizzato anche da tante polemiche.
Sicurezza e “veleni”: due elementi emersi congiuntamente proprio in occasione del Gran Premio del Belgio di quell’anno.
UNA CHICANE ALL’EAU-ROUGE
Venerdì 26 agosto 1994. A Spa-Francorchamps iniziano le prove libere del Gran Premio del Belgio, 11° prova del campionato. La stagione, fino a quel momento, vede il confronto diretto tra la Benetton di Michael Schumacher e la Williams di Damon Hill, entrambi in lotta per la conquista del primo titolo mondiale della loro carriera in F1. Ma, questa volta, i risultati passano in secondo piano per motivi ben più importanti e seri.
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— F1_Historical (@Historical_F1) July 15, 2015
A Imola Ayrton Senna e Roland Ratzenberger hanno perso tragicamente la vita in seguito a due incidenti. Un brasiliano ed un austriaco, esattamente come Rubens Barrichello e Karl Wendlinger, anch’essi vittime di altri due gravi incidenti (rispettivamente ad Imola e Monaco) risultati fortunatamente non fatali. In F1 torna così prepotentemente in primo piano la tematica della sicurezza: le vetture si evolvono e diventano sempre più potenti e veloci, ma le misure di sicurezza non seguono lo stesso ritmo.
E così, per evitare altri gravi incidenti, la Federazione decide di porre rimedio con soluzioni temporanee e drastiche in pista. In corrispondenza dei rettilinei più veloci e lunghi del mondiale, vengono installate diverse chicane, proprio per limitare le alte velocità raggiunte dalle monoposto. Tra le piste interessate c’è anche Spa-Francorchamps, che viene “snaturata” con l’inserimento di una chicane proprio nel “cuore” dell’Eau-Rouge.
Una soluzione bruttissima da vedere, ma scelta per venire incontro ad un’esigenza sempre più forte per incrementare gli standard di sicurezza.Il Gran Premio del Belgio 1994 passerà dunque alla storia come l’unica edizione in cui il brivido dell’Eau-Rouge è stato cancellato in nome della prevenzione, spinti dal timore fondato di poter piangere altri piloti.
LA RIVINCITA DI BARRICHELLO
Nonostante l’incidente che avrebbe potuto costargli la vita ad Imola, Rubens Barrichello si riprende dai postumi dello schianto alla variante bassa in tempi molto rapidi, tornando presto al volante della sua Jordan. Il giovane Rubens, indicato dal compianto connazionale Senna come suo erede, stupisce tutti proprio in Belgio. In qualifica, il brasiliano di origini italiane strappa il miglior tempo assoluto, conquistando così non solo la sua prima pole position in carriera, ma regalando anche la prima pole della storia della Jordan.
SCHUMACHER TAGLIA PER PRIMO IL TRAGUARDO, MA VIENE SQUALIFICATO (ANCORA)
Dopo l’exploit di Barrichello in qualifica, la gara racconta tutta un’altra storia. Alla partenza salgono infatti in cattedra i due assoluti protagonisti di quel mondiale, ossia Schumacher ed Hill. Alla bandiera a scacchi la spunterà il tedesco, che si aggiudica così la vittoria proprio su quel tracciato che, due anni prima, gli aveva regalato la gioia del primo successo in F1.
Ma se la pista ha emesso il proprio verdetto, non si può dir lo stesso per la Direzione Gara. Subito dopo la corsa infatti, la Benetton-Ford di Schumacher viene sottoposta a verifiche tecniche, dalle quali emerge un consumo eccessivo del fondo della vettura. Per i commissari non ci sono dubbi: il fondo irregolare è da punire con la squalifica del tedesco.
In questo modo, con Schumacher estromesso dalla classifica del Gran Premio del Belgio, la vittoria finisce così nelle mani di Damon Hill, giunto 2°, facendo salire al 2° posto effettivo Mika Hakkinen ed infine Jos Verstappen sul terzo gradino del podio.
Per Schumacher è un colpo durissimo: con cinque gare ancora da disputare, il pilota della Benetton vede ridurre il proprio vantaggio su Hill, il quale può ancora sfruttare un’altra squalifica inflitta precedentemente proprio a Schumacher. Infatti, in occasione del Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone, il tedesco si era reso protagonista di un singolare errore: durante il giro di ricognizione infatti, Schumi aveva compiuto un sorpasso ai danni di Hill in ben due occasioni, infrangendo così il regolamento che prevedeva chiaramente il divieto di sorpasso durante il giro di ricognizione.
A seguito di quell’episodio, i commissari inflissero al tedesco una penalità “Stop & Go”, che non venne rispettata dal diretto interessato. Anche a seguito dell’esposizione della bandiera nera, che indicava la squalifica immediata, Schumacher restò in pista, scontando solo lo Stop and Go, ormai divenuto ininfluente.
Il tedesco concluse quindi tranquillamente la gara al secondo posto, facendo infuriare ancor di più la direzione gara, che emesse una sentenza pesantissima: la squalifica per due gare.
La Benetton decise di scontare la penalità in Italia ed in Portogallo, in cui Schumacher non scese in pista. Con l’ulteriore squalifica in Belgio, questa volta per motivi tecnici, Schumacher ed Hill si giocano il tutto per tutto in Australia, quando un incidente tra i due (provocato da un contatto ai limiti del regolamento da parte di Schumacher) regalerà il primo titolo iridato al tedesco, seppur tra mille polemiche.