Il mondo del motorsport continua la sua “quarantena” causata dal COVID-19 e sempre più persone di rilievo della Formula 1 hanno prestato il loro tempo ad interviste e racconti avvenuti ovviamente in maniera telematica. Sul sito Motorsport.com, dove aver ascoltato le parole di Enrique Scalabroni, è toccato ad un altro personaggio importante, Luca Marmorini, che ha passato la maggior parte della sua carriera in Ferrari, con una bella parentesi anche in Toyota.
Ancora una volta l’intervista è stata diretta da Franco Nugnes, che ha posto domande molto interessanti all’ingegnere italiano, il quale a sua volta ha rivelato aneddoti e curiosità finora sconosciuti.
Di seguito riporteremo le dichiarazioni più importanti di questa lunga intervista.
L’ingegnere aretino ha iniziato raccontando la sua esperienza partendo dall’università fino all’approdo in Ferrari dove si è trovato con due leggende come John Barnard e Claudio Lombardi che per un giovane Marmorini hanno simboleggiato molto e hanno contribuito alla sua formazione.
Entrando in ambito motoristico, Marmorini inizia raccontando un aneddoto: “Prima di lasciare la Ferrari, io avevo fatto uno studio a suo tempo in cui Ross [Brawn] e Rory [Byrne] ci chiesero di ridimensionare un V12 per una macchina e mi ricordo che, non so se Ross avrebbe scelto di rimettere il V12, ma in quel momento, nel 1999 per l’appunto, la Ferrari stava facendo degli studi riconsiderando un V12 in vettura“.
Nugnes: A quale motore sei legato in modo sentimentale?
Marmorini: “Sul motore su cui sto lavorando adesso che non c’entra niente con la Formula 1, perché è l’ultimo bambino. Dal punto di vista emotivo me ne vengono in mente tanti, non ce n’è uno in particolare. C’è sta un V10, che chiamavamo 047, ma andò a correre come 049, ed è stato il primo V10 in cui sono stato coinvolto“.
Successivamente, Marmorini ha parlato di quello che è stato il suo passaggio in Toyota agli inizi degli anni 2000: “Mi trovavo benissimo in Ferrari, ma avevo avuto un contatto con Toyota che intendeva investire nel campionato americano, ma dal punto di vista tecnico non mi interessava. A fine 1998 la Toyota decise di entrare in F1 e fui richiamato […] Immaginati che ti si presenta un’azienda come Toyota e ti dicono che vogliono fare un team di Formula 1 e di metterlo su da zero. Avevo di fronte a me la possibilità di fare quello che pochissime persone prima di me hanno fatto“.
Nugnes: “Come mai non si è riusciti a vincere?”
Marmorini: “Lavorare con i giapponesi è stato incredibile, perché i loro capi è tutta gente che ha toccato il veicolo, gente di prodotto e molto competente. Hanno avuto la presunzione di pensare che uno potesse vincere la Formula 1 partendo da zero e fare tutto in casa. Sarebbe stato molto più facile prendere un team inglese e dare solo il motore, ma hanno fatto così. Quello che è mancato alla Toyota, a livello politico interno della federazione, ci voleva qualcuno un po’ più di mestiere a gestire i rapporti […] Aldo Costa, quando eravamo insieme alla Ferrari ha avuto la possibilità di visitare la Toyota quando ormai era fuori dalla F1 e mi ricordo che quando Aldo tornò mi disse: Luca come avete fatto a non vincere?“.
A questo punto Marmorini ricorda la sua ultima Toyota (2009) e fa una rivelazione completamente nuova: “La macchina del 2009 non era una cattiva macchina, in realtà il doppio fondo è nato prima in Toyota che in Brawn. Qui mi smentiranno, ma ti posso dire che Toyota aveva la macchina con il doppio fondo e ci fu una dichiarazione della Federazione, su richiesta, che il doppio fondo non era regolare e di fatto non lo era, poi per qualche motivo fu reso regolare più tardi, ma la Toyota ormai aveva abbandonato tutto“.
L’ingegnere italiano ha poi espresso un pensiero sulla Formula 1: “Un team vincente deve avere tutte le cose apposto, ma deve avere anche una strategia aggressiva […] La Formula 1, nonostante il lavoro che sta facendo la Federazione, purtroppo c’è sempre che chi prende il filone giusto e la macchina giusta vive di rendita per un certo periodo di tempo e questo rende difficile per chi insegue a diventare competitivo nei tempi giusto“.
Alla fine del 2009, Marmorini è tornato in Ferrari, dovendo poi affrontare il passaggio alla Power Unit: “Un progetto quasi da foglio bianco, in un team che per quanto grande fosse, stava correndo, ma al di la di come sono andate le cose sono state eccezionali […] Chiaramente ho pagato come responsabile del gruppo motori, nel momento in cui le prestazioni non erano idonee“.
Marmorini: La verità sulla rottura con Ferrari
Ascolta le sue parole in questo video
A tal proposito, Luca Marmorini, ha spiegato il suo punto di vista sul dominio Mercedes: “Se nel 2014, avessero tolto il congelamento dei motori, dando la possibilità di introdurre miglioramenti prestazionali, la Mercedes avrebbe vinto lo stesso, perché quel pacchetto vettura-motore era superiore al nostro, ma non sarebbe stato un campionato così noioso“.
Franco Nugnes a questo punto fa una domanda spigolosa: “Bruciavano già l’olio all’epoca?” e l’ingegnere italiano ha risposto con molta diplomazia: “Te lo dico da privato cittadino, credo che fossero più avanti di Ferrari e Renault nell’interpretazione un po’ al limite del regolamento sicuramente anche nella gestione del flussometro. Noi avevamo dei problemi tecnici proprio nella perché nella gestione del flussometro furono cambiate delle cose poco prima che iniziasse il campionato che per il tipo di pompa benzina che utilizzavamo noi ci mise in difficoltà“.
Infine l’ingegnere aretino ha espresso il suo sogno, cioè creare un motore per Le Mans che sia in grado di competere e ha ricordato le emozioni regalate dall’ambiente delle corse.