Quello di Singapore è un week-end che passerà alla storia più per il caso Cost Cap, che per l’azione in pista, senza nulla togliere alla super prestazione di Perez. Molto si è parlato a proposito, e spesso anche a sproposito, del presunto sforamento di Aston Martin e Red Bull del tetto alle spese (nell’anno 2021) imposto dal nuovo regolamento della FIA.
La “talpa” che venerdì ha spoilerato in anteprima i caldissimi risultati delle indagini Fia, che ufficialmente usciranno mercoledì 5 ottobre dal palazzo di Place de la Concorde, ha scatenato un vero e proprio tsunami all’interno del circus.
Ricapitolando, lo scorso anno il limite alla spesa era fissato a 145 milioni di dollari e due team, Aston Martin e soprattutto Red Bull avrebbero sforato il famigerato tetto alle spese.
Soprattutto sì, perché mentre la scuderia di Lawrence Stroll rientrerebbe in un contesto di “violazione minore” delle regole (sforamento entro i 5 milioni di dollari), il team di Milton Keynes cadrebbe in una “violazione severa” del Cost Cap, con uno sforamento finanziario superiore ai 5 milioni di dollari.
Se tutto ciò venisse confermato l’Aston Marin rischierebbe una o più tra le seguenti penalità: rimprovero pubblico, detrazione punti nella classifica Costruttori e/o Piloti, sospensione da gara/e, limitazioni sui test, riduzione Cost Cap del prossimo anno.
Red Bull in aggiunta a tutti i punti precedenti potrebbe, nel peggiore dei casi, essere esclusa dal campionato.
Nei prossimi giorni capiremo quindi quale sarà la linea della federazione, che da un lato non vorrebbe prendere provvedimenti troppo estremi (dato il peso sportivo e finanziario di scuderia e pilota). Dall’altro non può delegittimarsi creando un precedente di tale portata.
A dirla tutta, la vicenda scuote il mondo della Formula Uno perché vede coinvolta la Red Bull, la macchina più prestazionale del paddock e siamo sicuri che, se l’indagine avesse visto implicate scuderie come Williams e Haas, il tutto sarebbe sicuramente passato sotto traccia. Un po’ come accadde per il caso DAS, il volante mobile di Mercedes, che creò scalpore nel 2020, anno in cui la squadra di Brackley era a dir poco dominante.
Nel caso però venga appurata l’infrazione, di fatto la RB16B, con la quale Max Verstappen ha conseguito il titolo piloti nel 2021, risulterebbe una vettura finanziariamente e di conseguenza performativamente dopata. Lo stesso vale per la RB18 attuale, che gode dei progressi di sviluppo dello scorso anno, a prescindere dallo sforamento o meno del bilancio 2022 (sceso a 140 milioni) e di conseguenza anche per la futura Red Bull 2023.
Naturalmente il resto del paddock, risulterebbe parte lesa in questa vicenda, in primis Lewis Hamilton e la Mercedes. Ma, in tutto ciò, non è da sottovalutare paradossalmente neanche la posizione di Max Verstappen.
Max infatti considerato ad oggi un extraterrestre, se non il miglior pilota in pista, si troverebbe a fare i conti con degli scheletri nell’armadio molto ingombranti, senza avere nessuna responsabilità diretta sui fatti.
Certo l’olandese come pilota è indiscutibile, ma lo spettro di una vettura dopata, ci porta oggettivamente a rivedere le imprese di Max negli ultimi due anni sotto una luce molto più cupa.
Curiosamente non è la prima volta che ciò capita, basti pensare all’epilogo del campionato 2021, vinto da Max grazie ad un colpo di teatro dell’allora commissario di gara Michael Masi, proprio nella gara conclusiva del campionato.
E chi lo sa se la freddezza tipicamente nordica del pupillo di casa Red Bull reggerà anche di fronte a questa brutta vicenda.