Ferrari in bilico tra un Mattia Binotto che sembra ormai al tramonto della sua esperienza in rosso e Frédéric Vasseur in pole per prendere il suo posto in qualità di team principal. Sembra quasi fatta. Il “quasi” è d’obbligo perché ancora non ci sono né le dimissioni del primo né il conseguente annuncio ufficiale del secondo. Ma il vero nodo sta a monte. Il manager francese sarebbe davvero l’uomo giusto per cambiare registro oppure sarebbe meglio proseguire sulla strada della continuità, che comunque sta dando dei frutti? Sicuramente i risultati della Rossa guidata da Binotto nel 2022 sono stati complessivamente al di sotto delle aspettative iniziali.
Evidenti i progressi Ferrari rispetto al biennio 2020-2021 ma non come ci si attendeva, soprattutto perché a Maranello hanno avuto due anni di tempo per preparare il 2022. Quel crollo di prestazioni e affidabilità accompagnato da scelte strategiche spesso totalmente errate sono ferite aperte e largamente ingiustificabili. Ad ogni modo, pur con tutti gli abbagli e i problemi avuti, si è intravista anche molta luce: la costruzione di una vettura innovativa e coraggiosa (oltre che bellissima), la superiorità tecnica a tratti irresistibile nella prima metà del Mondiale, il record di pole position nel 2022 fatto segnare da Leclerc. Risultati che, nel segno del continuo miglioramento, dovrebbero portare ad una lotta per il titolo 2023 fino alla fine.
In questo scenario, si dovrebbe inserire il tassello Vasseur al posto di Binotto dando un calcio alla stabilità per imprimere uno step più veloce di sviluppo umano e tecnico. Ma il quarto cambio al vertice della direzione sportiva in meno di dieci anni potrebbe non rivelarsi efficace per tornare a vincere stabilmente in F1. Una sostituzione Vasseur-Binotto solleva tantissimi dubbi sulla sua efficacia, al di là degli ottimi rapporti tra l’attuale team principal Alfa Romeo e Charles Leclerc. A meno che al posto di Binotto non ci metti un fuoriclasse, un nome di alto profilo, che ha già dimostrato di saper vincere in quel ruolo o in contesti manageriali analoghi valorizzando al massimo un brand dal valore assoluto. A tal proposito il nome di Ross Brawn (che circola in queste ore febbrili) potrebbe essere un’idea molto più adatta, oltre che un gradito ritorno.
E che sia abituato a lavorare per un nome dal valore grandioso conoscendo il gusto della vittoria, nonostante le pressioni asfissianti. Perché è di questa figura professionale che avrebbe bisogno la Ferrari in F1. Un nome come quello del Cavallino non può puntare su soluzioni da pura supplenza, facendosi ammaliare dal pericoloso richiamo dell’ansia del cambiamento. Deve orientarsi bensì sul campione, su un vero numero 1 che si è conquistato questi galloni adamantini sul campo. In definitiva, il senso del ragionamento è: con una scuderia come la Ferrari che sta crescendo, l’accelerazione decisiva verso il successo potrebbe dartela il Maradona della situazione. Altrimenti è meglio restare così dando fiducia ad un uomo che, comunque, sta via via portando crescita.