Dopo Austin, anche Città del Messico si colora di rosso: la Ferrari concede il bis in terra americana, stavolta con Carlos Sainz, autore di un week-end semplicemente perfetto. Questa volta sfuma la doppietta, accarezzata fino a una decina di giri alla fine: Lando Norris approfitta di un errore di Charles Leclerc e coglie un secondo posto utilissimo in ottica mondiale, visto il 6° posto di un Max Verstappen tornato nella sua versione Mad. Il monegasco completa il podio e porta altri punti fondamentali per il mondiale costruttori, in cui ora il team di Maranello ha scavalcato la Red Bull, mettendo nel mirino la McLaren. Solidissima la gara di Kevin Magnussen, mentre è da dimenticare il week-end di Oscar Piastri e Sergio Perez, che nel suo appuntamento di casa chiude miseramente ultimo. Questo e molto altro nelle pagelle del Gran Premio del Messico.
VOTO 10 A SAINZ, UNA MASTERCLASS TOTALE
Appena terminato il Gran Premio degli Stati Uniti, Carlos Sainz ha messo subito le cose in chiaro: “Voglio vincere in Messico“. Ebbene, detto fatto. Sin dal venerdì lo spagnolo entra in una dimensione tutta sua, facendo segnare tempi velocissimi e denotando un passo martellante. Il vero capolavoro lo confeziona al sabato: da campione del mondo i due giri nel Q3 che gli valgono la pole position. E poi la gara: partenza a rilento, sorpasso da urlo su Verstappen, gestione magistrale fino al traguardo. L’augurio è che non sia l’ultima prima dell’addio alla Ferrari. Ma se lo fosse, non poteva esserci modo migliore per congedarsi. Anzi, uno ce ne sarebbe…
VOTO 9 A VASSEUR, LEADER DI UN TEAM RINATO
Non è dato sapere se la Ferrari tornerà sul tetto del mondo dopo 16 anni, ma di certo vederla in lotta per un mondiale a quattro gare dalla fine è cosa inusuale, visti gli standard di questi lunghissimi anni. Gran parte del merito è di Fred Vasseur, che ha avuto il coraggio di prendersi la responsabilità di fare scelte forti. Nel momento più critico ha deciso di privilegiare il gruppo piuttosto che i singoli, allontanando Cardile e abbandonando la pista Newey. I risultati ora sono sotto gli occhi di tutti, ed è impossibile smettere di sognare ora che l’obiettivo è lì vicino.
VOTO 8 A HERBERT, CHE HA RIMESSO A POSTO VERSTAPPEN
Le scelte ultra-incoerenti dei commissari di gara ad Austin avevano fatto storcere il naso a molti. Soprattutto per il comportamento di Verstappen, giudicato legale. Ebbene, tutto sconfessato in Messico da Johnny Herbert, tra i commissari di gara a Città del Messico: le manovre molto sporche del campione olandese non sono state tollerate, come testimoniano i 20 secondi di penalità inflitti. Un cambio di spartito radicale, che si spera possa essere duraturo fino alla fine della stagione. Per permettere una lotta pulita e ad armi pari fino alla fine del mondiale.
VOTO 7 A MAGNUSSEN, UN DEGNO CANTO DEL CIGNO
I miglioramenti evidenti della Haas stanno esaltando sia Nico Hulkenberg che Kevin Magnussen. A fare la voce grossa in Messico è il pilota danese, sin dalle prove libere a proprio agio sul circuito messicano. Già in qualifica confeziona un piccolo capolavoro, artigliando un’ottima quarta fila. Quel 7° posto che poi riconfermerà in gara, arrivando non lontano da Verstappen e resistendo alla rimonta di Piastri. Insomma, un modo degno di iniziare a salutare la Formula 1.
VOTO 6 A NORRIS, PER UNA VOLTA LUCIDO
Sarà timido e di sicuro in soggezione nei confronti di Max Verstappen, ma stavolta Lando Norris ha avuto ragione. Non cade nel tranello dell’olandese, che sin dal via aveva come unico obiettivo buttarlo fuori pista: lui si muove con intelligenza, al resto ci pensano i commissari. Si sveglia forse troppo tardi per dare la caccia alla vittoria: alla fine riesce, se non altro, a mettere dietro una delle due Ferrari. Però il ritmo per qualcosa di più c’era. Poco male, in ogni caso: 10 punti rosicchiati al rivale. Ne restano altri 49: difficile, ma non impossibile.
VOTO 5 A VERSTAPPEN, SPORCO OLTRE OGNI LIMITE
Sembra ormai chiara la convinzione maturata da Verstappen: non ha più il mezzo per lottare né con Norris, né con le Ferrari. Pertanto, l’unico modo che ha di vincere il mondiale è “sporcare” la sua guida: lo ha fatto ad Austin, lo ha ripetuto a Città del Messico. Solo che stavolta i commissari non erano d’accordo: in un giro e mezzo si becca 20 secondi di penalità. Un’enormità, che lancia un segnale molto chiaro: questi mezzi non saranno tollerati oltremodo. E così, come si vince il mondiale? Tifando Ferrari…
VOTO 4 A PIASTRI, COLPITO DALLA “SINDROME DI PEREZ”
Se la Ferrari ha praticamente dimezzato il distacco dalla McLaren nella classifica costruttori, molta responsabilità è di Oscar Piastri. Che se fino al sabato mattina sembrava in palla e, a tratti, superiore al compagno di squadra, dal semaforo verde del Q1 si trasforma nella versione peggiore di Sergio Perez: eliminato con disonore già nella prima sessione, con un 17° posto assurdo e meritato. La gara, poi, è tutto tranne che una rimonta rabbiosa: per arrivare fino all’8° posto ha dovuto faticare e non poco. Un passo falso che potrebbe anche essere decisivo nella lotta per il titolo costruttori.
VOTO 3 A PEREZ, UMILIATO ANCHE NEL SUO GIARDINO
Se la Red Bull non l’aveva licenziato fino ad ora, era solo per fargli disputare il Gp di casa (su gentile richiesta della Federazione). L’auspicio era di vedere un sussulto, una scossa prima di lasciare. E invece, nel suo amato Messico confeziona, forse, il disastro peggiore della sua stagione. L’eliminazione in Q1 non fa più notizia, ma la parte più umiliante è la gara: penalità per posizionamento errato in griglia; duello stra-perso contro Liam Lawson (con tanto di “omaggio” del neozelandese), in un simbolico passaggio di consegne; ultimo posto dietro a tutto e a tutti. Un’umiliazione così era difficile da immaginare. Ora non c’è davvero più alcun motivo per restare lì dov’è.