In occasione del recente GP d’Austria, disputatosi al Red Bull Ring (Spielberg), la FIA aveva autorizzato la sperimentazione di pattini in Titanio applicati in corrispondenza dello skid block. Sperimentazione che lasciava, a quel tempo, perplessi.
Lo skid block è l’ormai noto pattino centrale, elemento introdotto in Formula 1 già nel 1994 (a seguito dell’isterismo collettivo derivato dalla morte di Ratzenberger e Senna) e inteso a scongiurare altezze da terra estremamente ridotte con conseguente diminuzione dell’effetto suolo (aumenta, infatti, la sezione di passaggio dell’aria tra suolo e fondo vettura).
Il pattino, da quel 1994, si è diffuso a macchia d’olio in quasi tutte le categorie automobilistiche, dalle formule alle ruote coperte.
Questo elemento, applicato al di sotto del Reference Plane (il Piando di Riferimento), è rigidamente regolamentato dalla FIA. In Formula 1, lo skid block deve estendersi longitudinalmente da un punto situato a 330mm dietro l’asse ruote anteriori sino all’asse ruote posteriori, deve presentare una larghezza di 300mm (tolleranza di +/-2mm) e deve essere spesso 10mm (tolleranza di +/-1mm). Naturalmente, il Regolamento Tecnico FIA norma in modo assai approfondito lo skid block, dal peso specifico del materiale agli smussi dei bordi inferiori del pattino stesso, passando per i fori e i fissatori.
Lo skid block è un elemento a usura controllata (in sostanza, i commissari verificano lo spessore del pattino), vincolo che, di fatto, non consente alle vetture di poter toccare frequentemente e pesantemente col pattino stesso sull’asfalto. Preposti a tale controllo, intervengono quattro fori di 50mm di diametro e due fori anteriori di 80mm di diametro.
Il Regolamento, per quanto concerne il materiale di costruzione del pattino centrale, si limita a enunciare il peso specifico, compreso tra 1,3 e 1,45. Ideale, a tale scopo, l’impiego di materiali a base di legno, resistenti e leggeri allo stesso tempo. Ricordiamo, infatti, l’introduzione di un compensato marino particolarmente resistente grazie alla intuizione di Mauro Forghieri nei primi Anni ’80: in quella circostanza, tale materiale era applicato alle minigonne (Ferrari 126C2, 1982).
Attualmente, viene impiegato il cosiddetto Jabroc, materiale laminato a base di legno, leggero, resistente e meno costoso, ad esempio, della fibra di carbonio. Questo materiale viene largamente utilizzato in campo competizione, dagli skid block alle parti inferiori delle carrozzerie soggette al contatto con l’asfalto.
Ebbene, in tanti anni di utilizzo di tali materiali (non solo in Formula 1, come testimoniato dalle foto a corredo dell’articolo) non era mai emerso alcun problema relativo alla sicurezza.
La FIA, infatti, ha giustificato l’adozione dei pattini in Titanio in corrispondenza dello skid block con motivi legati alla sicurezza. Secondo la stessa FIA, alcune forature sono state causate dai residui di denso materiale staccatosi dallo skid block al contatto con l’asfalto. Per inciso, i casi di foratura a cui fa riferimento la FIA si riferiscono al GP del Belgio del 2013!
Addirittura, la FIA teme che questi frammenti di skid block possano colpire i piloti. Scenario apocalittico, che dire.
Non solo. Secondo la FIA, i pattini in Titanio, consumandosi più rapidamente, costringeranno i tecnici ad adottare assetti più alti da terra, con conseguente riduzione del carico deportante.
Cara FIA, cosa dobbiamo fare in questi casi: ridere di gusto?
Procediamo con ordine. Il GP d’Austria è stato corso in data 22 giugno. 22 giugno: siamo a circa un mese dall’evento in terra austriaca.
All’epoca, come ricorderete, le cronache raccontavano una storia ben diversa da quella imbastita in questi giorni dalla Federazione Internazionale dell’Automobile. All’epoca dei fatti, si parlava di pattini impiegati ancora in via sperimentale allo scopo di produrre scintille intese ad accrescere lo “spettacolo”. Ipotesi più che realistica, se si considera la insaziabile brama di artificiale e spicciolo “spettacolo” oggi vigente in Formula 1, fatto anche, appunto, di scintille artificiosamente generate.
Del resto, la FIA, in occasione della tappa austriaca, non smentisce questa ipotesi.
Ricordiamo che, al calare degli Anni ’80 e nel corso della prima metà degli Anni ’90, le vetture Formula 1 erano solite lasciare una luminosa scia di scintille, generata naturalmente dal reiterato strofinio del fondo vettura – all’epoca assai rasente al suolo, alla ricerca della massima deportanza mediante effetto suolo – caratterizzato da riporti metallici affogati nel fondo stesso.
Inoltre, a scintillare erano anche le appendici aerodinamiche in prossimità delle ruote anteriori (nello specifico, interne alle ruote), le quali fungevano da minigonne e particolari deviatori di flusso.
Anche le derive verticali degli alettoni anteriori, qualora a contatto col suolo, potevano generare scintille.
All’epoca, tuttavia, benché appariscenti e particolarmente gradevoli alla vista, le scintille non venivano considerate quale ingrediente di “spettacolo” – volute e ricercate alla stregua dei pit-stop e dei sorpassi dopati oggi imperanti – bensì quale logico effetto di assetti ed elementi particolarmente rasoterra.
Inoltre, c’è da prendere in esame i tempi – biblici – con i quali la Federazione ha dichiarato e sancito – del tutto arbitrariamente – la “pericolosità” dei pattini privi di placche in Titanio, ossia, ribadiamo, con quasi un mese di ritardo dal GP d’Austria.
E ancora. Sancita la “pericolosità” dei pattini privi di placche in Titanio, perché la FIA non ha emanato un bollettino tecnico che avesse previsto con effetto immediato la applicazione di placche in Titanio in corrispondenza dello skid block?
Infine, è giusto sostenere – peraltro “scoppio ritardato” – la pericolosità degli skid block privi di pattini in Titanio? A nostro avviso, sembra una clamorosa esagerazione. Le forature – ma di certo non lo si scopre oggi – possono essere prodotte da detriti di vario genere rimasti in pista o sui cordoli. Lo si prenda atto. Peraltro, lo skid block, come detto precedentemente, è un elemento diffuso, e non da oggi: non ci risulta abbia mai causato una colossale moria di pneumatici tale da dovere prendere drastici provvedimenti attorno a tale elemento.
Chissà, forse un domani neanche tanto lontano, la FIA riscriverà le norme che regolamentano lo skid block, obbligando i costruttori ad applicare piastre di Titanio atte a ridurre l’insorgere di forature e ad accrescere di qualche millimetro l’altezza da terra dei fondi vettura: i piloti saranno salvi, gli pneumatici non si foreranno più, l’effetto suolo – brutto, sporco e cattivo – ancora sconfitto.
Siamo in presenza di nuove e particolarmente scintillanti balle in salsa FIA?
Scritto da: Paolo Pellegrini