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    Le frasi più belle e memorabili di Enzo Ferrari

    Alessandro PradaBy Alessandro Prada9 Settembre 2017
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    Enzo Ferrari - foto: Ferrari.com
    Enzo Ferrari – foto: Ferrari.com

    1947 – 2024: un periodo temporale lungo oltre settant’anni, gli stessi che la Ferrari si appresta a festeggiare nella sua “roccaforte” di Maranello, contornata da una storia ed una tradizione automobilistica forse inimitabile.

    Il marchio del “Cavallino rampante” rappresenta il sogno di milioni di amanti della quattro ruote sparsi in tutto il globo. Chi non ha mai desiderato anche un solo giro al volante della rossa più famosa del pianeta? E quanti farebbero carte false per possedere un vero e proprio gioiello di tecnologia, potenza ed eleganza?

    Oggi la Ferrari, dopo oltre settant’anni vissuti meravigliosamente, è una realtà consolidata ed amatissima, e come tutte le storie anche quella modenese ha avuto un inizio. Se nel “lontano” 1947 non si fosse mai concretizzata la bellissima invenzione ed il geniale progetto di Enzo Ferrari, oggi probabilmente “Ferrari” sarebbe solo uno dei cognomi più diffusi in Italia, e niente di più.

    Invece, grazie all’ingegno ed alla determinazione di uno degli uomini più importanti della storia recente del nostro paese, Maranello è diventata la capitale mondiale dei sogni automobilistici, resa sempre più grande dal fascino delle proprie vetture e dai successi sulle piste, particolarmente in Formula 1.

    Per continuare a celebrare i traguardi raggiunto dalla casa emiliana, rispolveriamo le frasi più belli e memorabili pronunciate, nel corso della sua vita, dal “papà” della Ferrari. Il nostro non sarà solo un viaggio nel tempo alla ricerca delle citazioni più profonde, ma è anche qualcosa di più. Perché attraverso le parole ed i pensieri, si capisce non solo la mentalità di un uomo, ma anche e soprattutto la filosofia di un’impresa come la Ferrari, che rimane saldamente ancorata a quelli del suo creatore, resistendo al tempo che passa ed alle tecnologia che si sviluppano a ritmo frenetico.

    Quelle che andremo a rivivere sono le citazioni più emblematiche pronunciate da Enzo Ferrari nel corso della sua vita. Un uomo, il “Commendatore”, che nel corso della sua esistenza ha avuto le massime soddisfazioni dal lavoro e da quella sua splendida invenzione, ma che ha dovuto lottare per superare tanti drammi e disgrazie personali. Dalla del fratello fino a quella più dolorosa del proprio figlio, Dino, passando per tutti i suoi piloti deceduti a bordo delle sue auto da corsa, con conseguenti attacchi durissimi e diretti provenienti dalla stampa cattolica italiana. Eventi e rapporti, come quelli con le donne, che hanno turbato e plasmato il carattere di Enzo Ferrari, il quale mostrava ai propri cari, ai collaboratori ed ai dipendenti una personalità apparentemente dura, ma colma di sentimenti nascosti dietro gli occhiali dalle lenti scure.

    Ecco dunque le sue frasi più belle, mai banali, suddivise per argomenti:

    FILOSOFIA DI VITA

    “Sono i sogni a far vivere l’uomo. Il destino è in buona parte nelle nostre mani, sempre che sappiamo chiaramente quel che vogliamo e siamo decisi ad ottenerlo”.

    “Non fare mai del bene se non sei preparato all’ingratitudine”.

    “I vecchi sono come i mobili antichi, meno li sposti e più durano”.

    “La fortuna e la sfortuna non esistono”.

    “Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere”.

    “Quando l’uomo ha mete da raggiungere non può invecchiare”.

    “Non abbiamo petrolio e miniere, ma possiamo primeggiare nel mondo con la fantasia”.

    “La passione permette di sopportare amarezze e rinunce che l’ambizione non giustificherebbe in alcun modo”.

    “Ammiro tutti coloro che hanno una passione ed hanno la sapienza e la costanza di coltivarla. Sono loro il motore del mondo”.

    “Il secondo è il primo dei perdenti”.

    SULLA FERRARI E SULL’AUTOMOBILE

    “La macchina da corsa perfetta è quella che si rompe un attimo dopo il traguardo”.

    “I motori sono come le donne, bisogna saperli toccare nelle parti più sensibili”.

    “Ci asteniamo dal precisare il numero di cavalli che hanno i nostri motori. Quando le nostre macchine vincono vuol dire che hanno più cavalli, quando perdono vuol dire che ne hanno di meno”.

    “Una macchina è come una figlia: quando vince una corsa mi sento come il padre che sa che la propria figlia ha preso un bel voto a scuola”.

    “L’automobile è un’espressione di libertà, e il rischio che stiamo correndo è quello di ammazzarci perché ce n’è troppa. Del resto, ci sono due modi classici di morire: di fame e di indigestione”.

    “Noi non perdoniamo niente a nessuno, quindi fate bene a non perdonare niente anche alla Ferrari”.

    “Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un automobile, sicuramente la farà rossa”.

    “L’azienda è composta primo dagli uomini che ci lavorano, poi dai macchinari ed infine dai muri”.

    “Se un’anima c’è, è molto più probabile che ce l’abbia un motore piuttosto che un essere umano”.

    “L’aerodinamica è il risarcimento per chi non sa spremere cavalli dal motore”.

    “I nostri tifosi ci chiedono vittorie e noi lavoriamo per dargliele”.

    “La miglior Ferrari che sia mai stata costruita è la prossima”.

    NUVOLARI E VILLENEUVE: I PILOTI PIU’ AMATI

    “Non accetto e non dimentico che mi hanno chiamato Saturno ammodernato che mette al mondo i figli e poi li divora”.
    (Riferito alle accuse della stampa cattolica italiana in merito ai suoi piloti morti in pista)

    “Nessuno come Tazio Nuvolari accoppiava una così elevata sensibilità della macchina a un coraggio quasi disumano”.

    “Su un letto dell’ospitale canonica gli dissi: “Coraggio Tazio, sarà per il prossimo anno”. Mi rispose: “Ferrari, giornate come questa, alla nostra età, non ne tornano molte; ricordalo e cerca di gustarle fino in fondo, se ci riesci”. In queste parole, che forse erano una umile confessione, era nascosto il dramma di quell’ uomo fatto d’ un sol fascio di nervi, il dramma di un padre che aveva visto morire entrambi i suoi figli adorati e che invano sperava con tutto il cuore di non dover attendere la morte in un letto. Era un solitario, un uomo amareggiato per la crudeltà con cui il destino lo aveva colpito negli affetti più profondi, tuttavia, e non suoni irriverente questa mia osservazione, non cessò mai di essere un sagace regista di se stesso. Pochi come lui conobbero la folla, capirono quello che la folla voleva, seppero alimentare il proprio mito. Ogni suo atto, ogni suo gesto era previsto e calcolato, pur negli spasimi di una vita di atleta lanciato agli estremi rischi”.

    “Non appena mi giunse la notizia della sua fine (riferito a Tazio Nuvolari, ndr) partii per Mantova. Era un caldo pomeriggio: l’11 agosto 1953. Nella fretta mi persi in un dedalo di stradine della vecchia Mantova. Scesi di macchina, domandai a un negozio di stagnino la via per villa Nuvolari. Ne uscì un anziano operaio, che prima di rispondermi fece un giro intorno alla mia macchina per leggere la targa. Capì, mi prese una mano e la strinse con calore, si commosse. “Grazie d’essere venuto – mi bisbigliò – come quello là non ne nasceranno più”.

    Sul famoso stile di guida di Tazio Nuvolari se ne sono dette di tutti i colori. Succede del resto sempre così, quando un uomo arriva ai limiti dell’impossibile: si impadronisce di lui il mito e, allora, se faceva il pugile, si racconta che sapeva uccidere un toro con un pugno, e se faceva il pilota, che percorreva le curve su due ruote”.

    “Tazio Nuvolari: un prodigio insuperato dell’istinto ai limiti delle possibilità umane e delle leggi fisiche”.

    “Loro due erano gli unici che vincevano anche quando perdevano”.
    (Su Tazio Nuvolari e Gilles Villeneuve)

    “C’è chi valutava Gilles Villeneuve uno svitato, ma con il suo ardimento, e con la capacità distruttiva che aveva nel pilotare auto macinando semiassi, cambi e freni ci ha insegnato cosa fare. È stato campione di combattività e ha regalato tanta notorietà alla Ferrari. Io gli volevo bene”.

    SU DI LUI 

    “Mi ritengo peggiore degli altri, ma non so quanti siano migliori di me”.

    “Piansi per la gioia. Ma le mie lacrime d’entusiasmo erano mischiate con quelle di dolore perché pensai: oggi ho ucciso mia madre”.
    (Riferito alla 1° vittoria della Ferrari sull’Alfa Romeo)

    “Le vere domande che mi scombussolano non sono quelle dei giornalisti, ma quelle che continuo a farmi io”.

    “Con tanti riconoscimenti, mi è venuto il dubbio di essere qualcuno”.

    “Giù le mani dalla Ferrari: di me dite quello che volete”.

    “Ho imparato che è inutile protestare. Bisogna fare come i cani quando hanno una ferita”.

    “Ho trovato uomini che indubbiamente amavano come me l’automobile. Ma forse non ne ho trovati altri con la mia ostinazione, animati da questa passione dominante nella vita che a me ha tolto il tempo e il gusto per quasi ogni altra cosa. Io non ho alcun diverso interesse dalla macchina da corsa”.

    “Metto le lenti scure perché non voglio dare agli altri la sensazione di come sono fatto dentro”.

    “Mio padre mi diceva sempre: i cog****i sono cari ad ogni prezzo. Così io cerco di stare con chi cog****e non è”.

    “Fin che ho potuto ho dato. È dal 1929 che dò qualcosa”.

    “Sono l’espressione vivente della fantasia dei giornalisti”.

    “Non sono mai stato né progettista né calcolatore. Sono sempre stato un agitatore di uomini e di talenti”.

    “La mia adolescenza ha conosciuto tre passioni dominanti, tre grandi sogni: tenore d’operetta, giornalista sportivo, corridore d’automobile. Il primo sogno sfumò per mancanza di voce, il secondo resistette, ma in forma velleitaria; il terzo ebbe il suo corso, la sua evoluzione. E’ sempre bene avere dei sogni di riserva”.

    “Preferisco essere chiamato semplicemente Ferrari ed è quello che ho ottenuto entrando ogni mattina dal mio barbiere”.

    “Nel mio lavoro, ascoltando la voce armoniosa della materia plasmata, quasi un germoglio di vita, mi sono avvicinato al mistero dell’anima, ma non sono mai riuscito a scoprire la mia”.

    “Sono tranquillo, anche se non sereno, anche se così terribilmente imperfetto. Non mi sono mai pentito. Rammaricato, spesso, pentito mai, perchè ripeterei le stesse azioni, comportandomi però in modo completamente diverso. Nella mia vita ho fatto quello che mi faceva piacere, non ho credito con nessuno. Mi sono limitato a fare quello che ho fatto, ma forse nell’altro Pianeta avrò più successo”.

    “Un giorno io non ci sarò più. Spero che le rosse vetture che portano il mio nome continueranno ad esserci anche dopo di me ed a farsi onore su tutti i circuiti del mondo”.

    “Io sono uno che ha sognato di essere Enzo Ferrari”.

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    Alessandro Prada

    Alessandro Prada | Appassionato da una vita di sport e di F1 in particolare. Cresciuto tra le vittorie di Schumacher e la leggenda di Senna con la Ferrari sempre nel cuore.

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     2. Lando Norris            314
     3. Max Verstappen          281
     4. George Russell          244
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    Pos Costruttore           Punti
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     3. Ferrari                307
     4. Red Bull               300
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