A quanto pare, Liberty Media ha intenzione di rivoluzionare la Formula 1. Tra le numerose proposte al vaglio – tutte intese a trasformare ancor di più la Formula 1 in un, è proprio il caso di dire, ibrido tra il Wrestling e Takeshi’s Castle – una merita di essere quantomeno valutata e storicamente analizzata. Ci riferiamo alla rivisitazione della disposizione delle vetture sullo schieramento di partenza. La proposta prevederebbe una prima fila composta da tre auto, una seconda fila da due, una terza fila ancora da tre e così via.
“No, oltraggio!”, tuonano i sedicenti puristi della Formula 1, coloro i quali aborrano i Turbo “perché-non-fanno-rumore” ma invocano il motore unico aspirato. Sedicenti puristi, appunto. Certamente smemorati. Ebbene sì: la proposta di Liberty Media rappresenta affatto una novità.
E partiamo proprio dalla copertina a corredo del nostro articolo. 7 giugno 1970, GP del Belgio, Spa-Francorchamps: la March 701-Cosworth Tyrrell Racing Organisation di Jackie Stewart, la Lotus 49C-Cosworth Gold Leaf Team Lotus di Jochen Rindt e la March 701-Cosworth March Engineering di Chris Amon disegnano la prima fila. Alle loro spalle, si scorge nitida la Ferrari 312B di Jacky Ickx, affiancata – ma non visibile in foto – dalla Brabham BT33-Cosworth di Jack Brabham. Dunque, in cosa consisterebbe la novità della proposta di Liberty Media?
Dal 1950 al 1973, infatti, la disposizione in griglia delle vetture di Formula 1 presenta una marcata diversificazione, a seconda dei tracciati e della larghezza della carreggiata stradale in corrispondenza del traguardo. Le combinazioni possibili ed attuate sono sostanzialmente le seguenti: 4-4-4 (4 auto affiancate per ciascuna fila), 4-3-4 (4 auto in prima fila, 3 in seconda, altre 4 in terza fila e così via), 3-2-3 (3 auto in prima fila, 2 in seconda, altre 3 in terza e così via), 3-3-3 (3 auto per ciascuna fila, come avviene ancora oggi alla 500 Miglia di Indianapolis), 2-2-2 (2 auto per ciascuna fila). Schemi in opera ben prima che nascesse il Mondiale di Formula 1, come testimonia, ad esempio, la partenza del GP di Donington del 1937, la cui prima fila (lo schema è il classico 4-3-4) è composta dalla Mercedes-Benz W125 di Manfred von Brauchitsch, dalla Auto Union Tipo C di Bernd Rosemeyer e dalle W125 di Hermann Lang e Richard Seaman.
Ecco la partenza del GP d’Italia 1950, Monza, 3 settembre: come si vede chiaramente, quattro le auto che vanno a comporre ciascuna fila dello schieramento di partenza. Tutte le auto trovano posto all’interno di apposite “piazzole”, a formare una scacchiera sul nastro d’asfalto.
Qui, invece, la partenza del GP del Marocco 1958, disputato sul tracciato cittadino di Ain-Diab (19 ottobre): è impiegata la disposizione 3-2-3. La prima fila (da sinistra verso destra) è formata dalla Ferrai 246 di Mike Hawthorn e dalle Vanwall VW5 di Stirling Moss e Stuart-Lewis Evans. In seconda fila, la BRM P25 di Jean Behra e la Ferrari 246 di Phil Hill.
18 luglio 1965, Zandvoort, GP d’Olanda. La stretta pista dei Paesi Bassi è in grado di accogliere solo la disposizione 3-2-3. Graham Hill (BRM P261), Jim Clark (Lotus 33-Climax) e Richie Ginther (Honda RA272) compongono la prima fila. Alle loro spalle, John Surtees (Ferrari 512 F1/1512) e Dan Gurney (Brabham BT11-Climax).
1 agosto 1965, partenza del GP di Germania al Nürburgring. Lo schema impiegato è il tipico 4-3-4, reso possibile grazie alla generosa carreggiata stradale. In prima fila, infatti, trovano posto Jim Clark (Lotus 33-Climax), Jackie Stewart (BRM P261), Graham Hill (BRM P261) e John Surtees (Ferrari 512 F1/1512). In seconda fila si allineano la Brabham BT11-Climax di Dan Gurney, la Lotus 33-Climax di Mike Spence e la Ferrari 158 di Lorenzo Bandini.
Ancora Nürburgring, ma stavolta è il 6 agosto 1967. Passano gli anni, le vetture si allargano (alla fine degli Anni ’60 arrivano ad oltrepassare il muro dei 1800 mm di larghezza) ma le tradizioni resistono. E al Ring si parte secondo lo schema 4-3-4. Jim Clark (Lotus 49-Cosworth), Denny Hulme (Brabham BT24-Repco), Jackie Stewart (BRM P115) e Dan Gurney (Eagle T1G-Weslake) compongono una prima fila stellare.
18 aprile 1971, partenza del GP di Spagna, circuito cittadino di Montjuïc. Le Ferrari 312B di Jacky Ickx e Clay Regazzoni e la Matra MS120B di Chris Amon allineate in prima fila. Lo schema adottato in questo GP prevede 3 auto in prima fila, due in seconda, tre in terza e così via. Le ultime due file sono, però, composte da due auto ciascuna.
Nel 1973, si chiude l’era degli schieramenti misti e affollati. In successione, vediamo le partenze dei GP di Francia (1 luglio 1973, Le Castellet) e Gran Bretagna (14 luglio 1973, Silverstone). In entrambe le circostanze, viene adottato lo schema 3-2-3. Come si nota bene, le due vetture in seconda fila puntano il muso in direzione dello spazio che separa le auto in prima fila. Nel caso del GP di Francia, la Tyrrell 006 di François Cevert e la Lotus 72E di Ronnie Peterson puntano in direzione degli spazi che distanziano le auto di Jackie Stewart (Tyrrell 006), Jody Scheckter (McLaren M23) ed Emerson Fittipaldi (Lotus 72E). In terza fila, visibili altre tre auto: la McLaren M23 di Hulme, la March 731 di Jarier e la Brabham BT42 di Reutemann. In questi anni, le vetture già presentano larghezze dell’ordine dei 2 metri.
Nel 1974, la Formula 1 abbraccia, in via definitiva, lo schema 2-2-2, abbandonando, pertanto, ogni altra tipologia di griglia di partenza. Le file che compongono lo schieramento di partenza, però, non sono perfettamente e simmetricamente allineate, bensì sfalsate; la vettura che detiene il 3° tempo, infatti, punta il muso verso lo spazio alla destra della monoposto in pole-position. Al contempo, la vettura che detiene il 4° tempo punta il muso verso lo spazio centrale che separa le due vetture affiancate in prima fila. Almeno, questo è ciò che prescrive la teoria. Nella pratica, le vetture (spesso in movimento) si trovano sovente le une dietro alle altre o disposte alla bell’e meglio, quasi a casaccio. Il caos regna sovrano. La foto ritrae la partenza del GP del Belgio 1979 (13 maggio, Zolder): visibili le strisce bianche trasversali che delimitano lo spazio in griglia entro cui deve trovare posto ciascuna vettura. La Brabham BT48-Alfa Romeo di Nelson Piquet e la Williams FW07-Cosworth di Alan Jones, in seconda fila, sono disposte, appunto, alla bell’e meglio.
Solo dai primi Anni ’80, lo schieramento di partenza assume, in forma compiuta e definitiva, l’ordinamento attuale, nel corso degli anni ulteriormente e rigidamente codificato: file simmetriche composte da 2 vetture sfalsate tra loro anziché perfettamente affiancate come avveniva in precedenza, così da attribuire più valore al miglior tempo di ciascuna fila. Nel 1980, tuttavia, ancora potevate assistere a griglie di partenza “anarchiche”. In foto, sono ripresi due distinti attimi precedenti lo start del GP di Francia 1980 (29 giugno, Le Castellet): nel primo fotogramma è ritratto l’ordinato schieramento che precede il giro di riscaldamento, nel secondo fotogramma, invece, è ritratto l’istante immediatamente precedente al via della corsa. Le immagini sono eloquenti. Spicca la disposizione “creativa” della Ligier JS11/15-Cosworth di Didier Pironi e della Williams FW07-Cosworth di Alan Jones in seconda fila. E se vedete la griglia di partenza, ad esempio, del GP del Brasile (Interlagos, 27 gennaio) del medesimo anno, noterete la Williams di Carlos Reutemann, in seconda fila, alla estrema sinistra del monitor. Dimenticatevi, ovviamente, vetture immobili come sassi in attesa dello spegnersi del semaforo…
Di seguito, un fotogramma relativo alla partenza del GP di San Marino (Imola) 1984, 6 maggio. Evidente l’ordine che regna ora sullo schieramento, frutto di una più precisa regolamentazione della procedura di partenza e della disposizione delle vetture in griglia.
La proposta, dunque, vuole riesumare dal passato una soluzione adottata anche in epoche relativamente recenti – gli Anni ’70 –, epoche in cui le vetture già presentavano larghezze dell’ordine dei 2 metri (e poco più). Vale a dire, la larghezza massima regolamentare delle attuali monoposto di F1. Al di là della collosa e assillante retorica dello spettacolo, lo schema 3-2-3 costituisce una delle numerose alternative in fatto di schieramento di partenza. Una proposta, dunque, certamente non rivoluzionaria ma che andrebbe – relativamente a quei tracciati che si prestano a tale configurazione – presa nuovamente in considerazione.
Scritto da: Paolo Pellegrini