Mentre il via al campionato F1 2019 si fa sempre più vicino ci viene spontaneo pensare che, inevitabilmente, ogni appassionato stia facendo il conto alla rovescia in attesa della prima gara a Melbourne.
Volti nuovi, livree nuove e regolamenti modificati. C’è tutto questo, e molto di più, a fare da “apripista” alla stagione che sta per partire, e spesso il clima di novità è talmente stravolgente da rischiare di generare confusione nel pubblico. E’ in questi casi che c’è bisogno di fare ordine, ricomporre il puzzle e presentare il campionato in tutte le sue sfaccettature, in modo tale da far comprendere e memorizzare tutti i dettagli.
Chi più di chiunque altro può aiutare l’appassionato a tenere a memoria tutte le novità è un personaggio che raramente si vede durante lo svolgimento di una sessione, ma si fa sentire. La sua è una voce familiare che ci tiene compagnia, ci fa esaltare, ci fa emozionare, e magari riusciamo a ricordarla distintamente anche con il trascorrere inesorabile del tempo.
Il personaggio in questione, che offre il meglio di sé dietro ad un microfono, ricopre il delicato ruolo del telecronista sportivo. Così come nel calcio ed in tantissimi altri sport, anche la Formula 1 viene spesso associata ai racconti in diretta di un sorpasso magistrale, di un momento particolarmente emozionante o di una banale battuta (e perché no, anche qualche strafalcione linguistico). E questo, ovviamente, vale anche per l’Italia, che fa della sua lingua ufficiale uno degli idiomi più amati in tutto il mondo per la sua particolare fonetica.
Da quando esiste il Circus (e qui bisogna tirare indietro “l’orologio” al 1950), varie emittenti televisive si sono contese i diritti per poter trasmettere le gare in esclusiva nel nostro Paese. Eppure, dietro tutti gli aspetti commerciali, nessun interesse è stato talmente ingombrante da oscurare la voce di chi la F1 l’ha raccontata, facendolo sempre con professionalità e, soprattutto, con il cuore.
Dalla “Mamma Rai” alla nuova era della Pay-Tv, riproponiamo un viaggio lunghissimo scandito dalle voci di coloro che sono entrati nelle nostre case grazie alla televisione.
Piero Casucci: il primo “narratore”
Per risalire alle prime telecronache dei GP di Formula 1 in Italia, bisogna fare un passo indietro fino al 1953. In quell’anno infatti, il giornalista romano Piero Casucci fu il primo a commentare le gare per il pubblico italiano sulla Rai, emittente per la quale ha anche curato varie rubriche di automobilismo sportivo. Casucci commentò dapprima solo alcuni spezzoni del Gran Premio d’Italia, per poi diventare il vero e proprio punto di riferimento degli appassionati di motori per un intero decennio.
Mario Poltronieri: il più attivo ed il più amato
L’esperienza di Casucci nel ruolo di telecronista per la Rai terminò nel 1968, anno in cui in cabina di commento si presentò un giovane giornalista milanese destinato a fare la storia: Mario Poltronieri.
Il nuovo telecronista della TV di Stato iniziò a commentare le gare da solo. Poi però, a partire dagli anni ’70, la sua voce venne affiancata a quella del commentatore tecnico, figura che proprio in quel periodo iniziò a prendere il largo fino ad entrare stabilmente in cabina di commento. Insieme a Poltronieri, il rumore dei motori venne parzialmente coperto dai commenti di Giancarlo Falletti, Enrico Benzing e Sergio Noseda (a sua volta voce nota nella Svizzera italiana). Poi, con l’avvento degli anni ’80 e con un aumento spropositato di audience in occasione dei GP, debuttarono altri uomini di spicco dell’equipe della Rai come Ezio Zermiani (ricordato soprattutto per il ruolo di inviato dai box), Gianfranco Palazzoli ed il compianto Clay Regazzoni, il quale divenne il primo pilota ad occupare la posizione di commentatore tecnico.
Grazie al suo stile pacato ed alla sua competenza nel mondo dei motori, Poltronieri rimase fedelmente in Rai dal 1968 al 1994, anno in cui decise di appendere il microfono al chiodo. Oltre ad aver tenuto incollata agli schermi un’intera generazione di appassionati, la voce di Poltronieri è ancora oggi ricordata come la più emblematica della televisione italiana.
L’avvento di Mediaset e del satellite
A metà degli anni ’90, in concomitanza con l’uscita di scena di Poltronieri, per la prima volta la diretta esclusiva della Rai venne messa fortemente in discussione. Nel 1995 infatti, il campionato venne trasmesso in parte dalla TV di Stato ed in parte da Mediaset, con quest’ultima che acquisì l’esclusiva per tutto il 1996, ponendo fine all’era della Rai.
La prima ed unica stagione firmata Fininvest vide in cabina di commento l’accoppiata Guido Schittone e Andrea De Adamich, quest’ultimo ex pilota di F1 e già noto ai telespettatori per la conduzione del programma “Grand Prix”, oltre ad aver prestato la propria voce in quegli anni per le versioni italiane dei videogiochi per Playstation.
Ad ogni modo, l’esperienza di Mediaset in F1 si conclude presto. Sempre in quel periodo però, in Italia si assiste all’avvento della TV satellitare, in particolare con la nascita del canale Tele+. Dal 1997 al 2002, la F1 sbarcò per la prima volta anche sul satellite, con i primi abbonati che videro i GP commentati da Paolo Leopizzi insieme a Cesare Fiorio, Mauro Forghieri, Gabriele Tarquini e soprattutto Ivan Capelli, che di lì a poco passerà stabilmente in Rai.
Mazzoni e Capelli: la nuova impronta della Rai del 2000
Terminata la lunga avventura di Poltronieri, nel 1995 il nuovo telecronista della Rai divenne Gianfranco Mazzoni, che ancora oggi ricopre stabilmente il medesimo incarico sempre per la stessa emittente. Da metà degli anni ’90 ad oggi, Mazzoni ha condiviso la cabina di commento con vari giornalisti, ex piloti o tecnici: su tutti l’ingegner Giorgio Piola, Gianfranco Mazzoni e René Arnoux, primo commentatore di madrelingua straniera.
Proprio l’ex pilota francese della Ferrari venne sostituito nel 1998 da Ivan Capelli, appena reduce dall’esperienza con Tele+. Il binomio Mazzoni-Capelli durerà fino al 2017, in un ventennio di corse che ha accompagnato gli sportivi italiani nel terzo millennio, contraddistinto dal periodo d’oro delle vittorie di Michael Schumacher in Ferrari.
L’arrivo di Sky: dalle prime dirette fino all’intera esclusiva
Dopo la prima esperienza della TV satellitare negli anni ’90, nel 2007 un’altra Pay-Tv tornò prepotentemente in scena con l’obiettivo di aggiudicarsi l’esclusiva sulla F1, e quindi di sbaragliare la concorrenza della Rai: Sky.
Le prime gare vennero trasmesse a metà del 2007, con la stessa voce di Paolo Leopizzi già nota a Tele+ dieci anni prima. Ma dal GP di Gran Bretagna di quell’anno, il commento su Sky venne affidato a Carlo Vanzini, il quale racconta ancora oggi la F1 agli abbonati di Sky Sport F1 in compagnia di Marc Gené.
Prima di formare un forte binomio con il pilota spagnolo, è bene ricordare altri due italiani che affiancarono Vanzini nei primi anni di dirette targate Sky: Gabriele Tarquini e Gian Carlo Minardi. La prima parentesi di Sky terminò nel 2009, quando la Rai tornò ad imporsi come una emittente di riferimento per la F1 in Italia.
Nel 2012, però, la tv satellitare tornò ancora una volta alla ribalta, e con esiti ben diversi: Sky riuscì infatti ad aggiudicarsi i diritti tv per la F1 e le serie minori per ben tre stagioni (con l’aggiunta di altre due opzionali), costringendo la Rai a trasmettere in chiaro ed in diretta soltanto alcuni GP in calendario, mentre gli altri furono slittati in differita.
Vanzini e Gené per Sky, Mazzoni e Capelli per la Rai. La sfida a distanza tra le due coppie di commentatori terminò però nel 2018, quando Sky si aggiudicò la diretta esclusiva di tutto il campionato, escludendo così del tutto la Rai e la possibilità per gli spettatori di seguire le gare in chiaro ed in diretta (con la sola eccezione del GP d’Italia, quando Mazzoni commentò insieme a Felipe Massa).
La stagione 2018 vide però l’esordio di TV8 come unico canale in grado di trasmettere in chiaro le gare, pur proponendole in differita verso le 21.00 e garantendo la diretta solo per quattro GP, tutti commentati da Vanzini-Gené.