L’incidente avvenuto nel corso del primo giro del Gran Premio del Bahrain il pilota francese della Haas, Romain Grosjean, ha fatto tornare alla mente brutti ricordi legati a tragedie avvenute nel corso della storia in F1, con immagini di una vettura in fiamme, in diretta televisiva, alle quali non eravamo più abituati.
Lo sviluppo tecnologico implementato alla sicurezza della vettura, la dinamica, e una serie di concause (fra cui anche un po’ di fortuna) hanno permesso a Romain Grosjean di uscire praticamente illeso (o quasi) dall’orribile incidente, nel quale è stato per ben 28 secondi avvolto fra il fumo e le fiamme.
Analizzando a fondo i replay dell’incidente e le foto dei rottami, è possibile risalire alle ragioni per le quali la macchina si è letteralmente spezzata in due tronconi, perché è avvenuta l’esplosione che ha causato l’incendio, e cosa ha permesso al pilota di salvarsi la vita.
DINAMICA DELL’INCIDENTE
L’incidente è avvenuto nel rettilineo fra curva 3 e curva 4, con la Haas di Grosjean che, scartando verso destra, è entrata in contatto con l’Alpha Tauri di Danil Kvjat, innescando un semi – testacoda a oltre 250 km/h. La Haas è andata a picchiare contro il guardrail sulla destra del rettilineo, con le barriere che in quel punto rientravano verso la pista per via di una via di fuga. L’impatto contro le barriere è avvenuto con un’angolazione fra i 30 e i 45° frontalmente, con una velocità di circa 180 km/h, e una decelerazione di oltre 50G.
Il guard rail, deformandosi, ha assorbito buona parte dell’energia cinetica sprigionata dall’urto. Tuttavia, però il paletto di sostegno delle barriere ha fatto da perno alla vettura, che ha ruotato il retrotreno in senso orario, spezzando di fatto la Haas in due parti circa nella parte centrale. La parte posteriore, contenente il motore è rimasta a bordo pista, mentre la parte frontale (quella contenente il pilota francese) è rimasta incastrata all’interno del guardrail, aprendolo al centro. Qualche secondo di frazione dopo l’impatto si è vista sollevarsi in aria un’enorme palla di fuoco, che ha avvolto il luogo dell’incidente.
COSA HA CAUSATO L’INCENDIO?
L’incendio che ha avvolto la Haas VF20 è stato causato dalla fuoriuscita di benzina. Non è da associare a un cortocircuito dovuto alla parte elettrica o batterie. L’energy store, infatti, come si vede dalle foto, non ha innescato l’incendio. Il pacco batterie (energy store) si trova sostanzialmente sotto il sedile del pilota, nella parte dietro, in una sorta di nicchia formata dal telaio, nel quale alloggia tutto il pacchetto di centraline e batterie. L’energy store è rimasta ancorata alla metà posteriore della vettura, davanti al motore Ferrari.
La fuoriuscita di benzina invece non è attribuibile alla foratura del serbatoio, che è rimasto integro. Il serbatoio conteneva al suo interno sostanzialmente quasi tutta la benzina per il quale è capace, essendo il primo giro. Il peso di carburante che la Haas portava a bordo al momento dell’impatto era di circa 110 kg, ed è stato davvero fondamentale che non sia fuoriuscita tutta, altrimenti l’esplosione sarebbe stata di gran lunga maggiore.
Secondo gli addetti ai lavori del luogo, e da alcune foto emerse analizzando il rottame della scocca, la benzina che ha preso fuoco è quella fuoriuscita dai condotti tranciati quando la macchina si è divisa in due. Questi cavi sono auto-sigillanti, come quelli degli aerei di linea, quando c’è una perdita. Tuttavia, è anche saltato via il tappo per il rifornimento nel lato destro della vettura, a causa del forte urto con le barriere, e della pressione esercitata dal carburante (opinione dell’ingegnere Tredozi in un’intervista a motorsport). Questo sostanzialmente ha causato l’incendio della vettura.
COSA HA INFLUITO SULLA SICUREZZA DELLA VETTURA?
Una delle cose fondamentali che hanno salvato la vita a Romain sono state le stesse azioni del pilota, che immediatamente ha slacciato le cinture di sicurezza (sbloccabili facilmente da un pulsante al centro del sedile), e ha rimosso il poggiatesta (cockpit paddle), saltando via dalla vettura in fiamme. Il volante, stando alle dichiarazioni del pilota, sarebbe saltato via con l’urto nelle barriere.
Grazie alle protezioni per il collo (sistema HANS), all’Halo, e alla cellula di sicurezza del telaio, Grosjean è riuscito a rimanere cosciente e lucido per poter effettuare tutte le procedure corrette per uscire dall’abitacolo in meno di 8 secondi.
Anche il fatto che la monoposto si sia spezzata in due, sostanzialmente nel punto più debole della struttura (ovvero dove ci sono gli attacchi del motore del telaio), ha permesso di dissipare buona parte dell’energia cinetica, non scaricandola tutta in un unico blocco.
Dei rottami della parte anteriore della vettura è rimasta prevalentemente la cellula di sopravvivenza del telaio, che è la parte dove si trova il cockpit della macchina. La Federazione da anni ha fatto progressi sulla sicurezza, imponendo alle squadre il superamento di diversi crash test, per la salvaguardia di piloti in caso di incidente.
La cellula è rimasta intatta, sono solo saltati via i coni antiintrusione laterali all’abitacolo. Si sono viste alcune crepe, e la parte di Zylon che riveste la scocca (usato come materiale antiintrusione in caso di urti) si è leggermente sfogliato. Tuttavia, tutto ha retto bene nel complesso, e ha provveduto all’incolumità del pilota francese Grosjean.
Fondamentale più di tutti è stato il sistema FCP (front cockpit protection), comunemente chiamato Halo, che ha permesso alle lamiere del guardrail di aprirsi, e di non entrare a contatto con il casco del pilota. Molte sono state le critiche a questo sistema, a parer di molti “antiestetico”, ma che è stato vitale più di ogni altra cosa per proteggere la testa del pilota. Anche in incidenti occorsi in passato è stato vitale (ad esempio a Spa 2018, nell’incidente Alonso-Leclerc). Il sistema Halo, introdotto dal 2018, è un elemento composto prevalentemente in lega di titanio, e rivestito in pelle di carbonio. E’ omologato per resistere a urti violentissimi, con forze applicate anche di parecchie tonnellate. Nel disegno in basso ecco fino a quanti kilo newton puo resistere il sistema FCP.
Infine, molto importante è stato anche il lavoro svolto dalla tuta antincendio, e dai vari indumenti che ignifughi, che il pilota per regolamento deve indossare in ogni sessione. Le tutte di F1 sono omologate per resistere a quasi 1 minuito dentro le fiamme, proteggendo la pelle del pilota da lesioni e ustioni dovute alle fiamme. Le tute sono composte da quattro/cinque strati di Nomex, polimero in grado di resistere agli incendi e al calore. che affrontano un rigoroso processo di lavaggio, asciugatura e test a temperature tra i 600 e gli 800 gradi. Tutti i dettagli, dalla zip ai guanti fino ai calzini, devono resistere alle stesse temperature. Per ridurre ulteriormente il peso i loghi degli sponsor non sono più toppe cucite, ma vengono stampati direttamente sulla tuta.
LA FORTUNA HA AVUTO UN RUOLO NELLA DINAMICA DELL’INCIDENTE?
Sicuramente la “dea bendata” ha fatto si che non ci siamo ritrovati a raccontare una tragedia, ma ci ha semplicemente ricordato che “motorsport is Dangerous”. Il fatto che l’incidente sia avvenuto al primo giro, ha permesso che la Medical Car potesse rapidamente raggiungere il luogo dell’incidente. Il protocollo FIA prevede che al primo giro la Medical Car segua le vetture, in modo da intervenire rapidamente in caso di incidente. Lo staff della macchina di sicurezza è intervenuto per soccorrere rapidamente Romain dalle fiamme, e ad aiutare i commissari (parecchio inesperti nell’utilizzo dell’estintore) a domare le fiamme. Gli stessi commissari, come a Imola, si son trovati ad attraversare la pista dopo l’incidente occorso alla Racing Point di Stroll, nel rettilineo parallelo a quello di partenza, mentre transitava Lando Norris, che ha prontamente scartato gli ostacoli.
A tal proposito verrà aperta un’indagine da parte della federazione, per approfondire meglio le dinamiche dell’incidente. Lo stesso direttore di gara, Michael Masi, si è recato sul luogo dell’incidente, mentre gli addetti ai lavori sostituivano il guardrail squarciato. Da capire, se sarà il caso (ormai per l’anno prossimo), di cambiare la posizione delle barriere, che in quel punto convergono pericolosamente verso la pista, con un angolo di circa 15°.
Nella sua animazione in 3D, ChronoGP ci mostra le dinamiche cruciali dell’incidente della Haas di Romain Grosjean