Il matrimonio tra Audi e F1 s’ha da fare e dal 2026 la Casa degli anelli esordisce, così, nel Mondiale con i nuovi motori e regolamenti confezionati dalla Fia. Ma è davvero un debutto assoluto per il celebre colosso automobilistico tedesco? In F1 sicuro ma non proprio nel mondo dei Gran Premi perché qui Audi in effetti c’è già stata, eccome. Avvenne in tempi ormai lontanissimi ma gloriosi per il motorsport tedesco, internazionale, mondiale e, soprattutto, europeo.
Nel 1932, infatti, assieme a Dkw, Horch e Wanderer la Casa tedesca fondava il brand l’Auto Union, il cui simbolo scelto erano quei famosi quattro anelli (in ossequio a ciascun marchio fondatore) rimasti a tutt’oggi il celeberrimo logo della stessa Audi. Quest’ultima raccolse il testimone di Auto Union nel 1985. Ma intanto la storia aveva già ampiamente documentato trascorsi eccezionali dell’Auto Union nelle avvincenti ed eroiche competizioni automobilistiche della seconda metà degli anni ’30.
Innovazioni tecnologiche rivoluzionarie e impensabili per l’epoca (adozione del motore posteriore su tutte) che producevano vetture-capolavoro, mostri di potenza e aerodinamica filante tra cui l’Auto Union “Type C”, vittorie a ripetizione con, spesso, domini incontrastati nei Gp, assi della tecnica e del volante entrati di diritto nella leggenda come Ferdinand Porsche, Bernd Rosemeyer, Tazio Nuvolari, Hans Stuck, record di velocità stracciati, la vittoria del Campionato Europeo nel 1936, i duelli con la storica antagonista tedesca Mercedes. L’Auto Union ha rappresentato orgoglio e vanto assoluto del Terzo Reich nello sport, oltre che soprattutto grande punto di riferimento di tutto l’automobilismo sportivo.