Dopo il Gran Premio del Belgio i lineamenti del mondiale si sono fatti nettamente più nitidi. Sulle Ardenne le prestazioni delle RB18, specie quella di Verstappen, hanno proiettato la scuderia di Milton Keynes verso il doppio titolo iridato.
La Ferrari, orfana di se stessa e delle prestazioni di inizio stagione, ha alzato il muro sul secondo posto nei costruttori, difendendosi dall’assalto Mercedes, complice anche la sciocchezza commessa da Hamilton in partenza, costatagli il ritiro. Nel centro gruppo invece la battaglia è tosta, con una buona Alpine e una deludente McLaren, almeno per quelle che erano le aspettative di inizio campionato.
La fisionomia di questa stagione ci permette quindi di fare il punto su una questione analizzata ancora a motori spenti, ovvero le possibilità dei secondi piloti dei team di ribaltare le gerarchie nei testa a testa con i colleghi più quotati.
Sicuramente la stagione 2022 si è dimostrata molto atipica per quanto riguarda le prestazioni individuali, ma ciò era facilmente pronosticabile visto il grosso cambiamento regolamentare. Con il susseguirsi degli appuntamenti però, tutto o quasi sembra essersi messo sui binari della stagione precedente.
“L’attacco al potere” è fallito, se non in rari casi, come in Mercedes e Alpine, scuderie nelle quali le battaglie saranno da monitorare fino alla fine e dove le motivazioni individuali prendono contorni ancora più simbolici.
Quasi nessun sovvertimento insomma, i numeri uno della line up 2022, bene o male, sono riusciti ad adattarsi alle nuove vetture molto rapidamente e le scuderie hanno cucito gli aggiornamenti delle monoposto proprio sul loro stile di guida.
RED BULL
Prendiamo il Gran Premio del Belgio, il quale non solo ha messo la pietra tombale sul mondiale, ma anche sul duello interno a Red Bull. A dividere Verstappen e Perez ora ci sono ben 93 lunghezze, ma a spaventare ancora di più sono gli oltre 17 secondi che il pilota olandese (partito 14esimo) è riuscito a infliggere al collega messicano, scattato secondo al semaforo. In valore assoluto Verstappen si è sempre dimostrato più talentuoso del messicano, ma la vittoria del Gran Premio di Monaco e una serie di prestazioni all’altezza del collega olandese a inizio stagione, ci avevano fatto prospettare un duello molto più avvincente.
FERRARI
In Ferrari, Leclerc ha dimostrato tutto il suo talento, ma Sainz è in costante crescita. Le 15 lunghezze che separano i due piloti in tuta rossa rappresentano un gap difficilmente colmabile. Tuttavia la frustrazione di Charles e la perdita di ogni illusione iridata potrebbero favorire un ritorno dello spagnolo, con un copione simile a quello del 2021.
CENTRO GRUPPO
Male Latifi, Tsunoda e Ricciardo, quest’ultimo addirittura appiedato dal team McLaren. Alla lista di chi ne esce con le ossa rotte si aggiunge, neanche a dirlo, Lance Stroll, demolito da un quasi pensionato Sebastian Vettel.
Tra i motorizzati Ferrari, Zhou qualcosa ha fatto vedere, ma troppo poco visto il divario in classifica con Bottas. In Haas invece qualche lampo isolato di Schumacher non ha impensierito Magnussen e il suo buon rientro nel paddock.
UN FINALE DA SCRIVERE
Gli unici duelli caldi tra dirimpettai, sono quelli tra Russell e Hamilton e tra Ocon e Alonso.
In Mercedes i due piloti inglesi si sono spartiti i week-end di gara, ma qualche errore di Lewis e la costanza paurosa di George hanno relegato il 7 volte campione del mondo a -24 punti in classifica. Hamilton si batterà fino alla fine della stagione, perché farsi sverniciare da un ragazzino di tredici anni più giovane, rappresenterebbe una vera e propria umiliazione per l’uomo dei record.
In Alpine, Ocon avanti di 13 punti, vorrà salutare il compagno asturiano, prossimo pilota dell’Aston Martin, dall’alto della classifica.
In queste due scuderie la questione gerarchica passa anche per una riscossa generazionale: Hamilton e Alonso rappresentano due personalità pesanti, abbattere la loro decennale egemonia è un motivo che va di gran lunga oltre le mere dinamiche interne al team.
La sensazione è che tra i due, almeno George Russell riuscirà a sovvertire i pronostici di inizio stagione, costringendo Toto Wolff a puntare su di lui nel 2023.
Inoltre, la grande stagione di George, nonostante le lacune della W13, rappresenta un campanello d’allarme anche per Ferrari e Red Bull: se a Brackley dovessero trovare le performance per il 2023, Russell rappresenterebbe veramente un osso duro per i suoi avversari nella lotta mondiale. Seconda guida a chi?