Qualche scarso messaggio radio, poche inquadrature e il vuoto alle spalle. La stagione di Max Verstappen è tra le più dominanti nell’intera storia della Formula Uno, a sancirlo non sono soltanto i 109 punti di distacco (a 7 gare dal termine). Ma la sensazione che quel leggendario duello con Hamilton rappresenti ormai un lontano ricordo suggellato da quell’ultimo giro di Abu Dhabi, capitolo finale di una saga epocale.
L’olandese e la Red Bull sembrano aver raggiunto una sinergia perfetta, forse nel momento più opportuno per entrambi.
Il mondiale 2022 rappresenta l’apice della consapevolezza, della forza e delle motivazioni. Ma anche il probabile prologo di un nuovo ciclo vincente, favorito dal congelamento delle power unit sino al 2026 (entrato in vigore il primo settembre).
Verstappen, arrivato a casa sua a Zandvoort alla trentesima vittoria in F1 a soli 24 anni, sembra aver raggiunto una dimensione Zen, un’imperturbabilità ben lontana dalla furia a volte tramutata in follia del giovane Max. L’assenza ogni di fretta nell’arrivare, sorpassare e vincere lo stimolano a dominare, la consapevolezza di non aver più nulla da dimostrare cancellano ogni emozione e tensione.
È quasi fastidioso vedere dall’esterno imprese come quelle di Spa, liquidate da una totale indifferenza espressiva dell’olandese, è quasi frustrante osservarlo scendere a Zandvoort davanti a 100.000 olandesi senza gli occhi lucidi.
Questo ragazzo sta scrivendo la storia, sta trascinando un popolo intero e sembra non percepirlo. Sembra sì, perché in realtà Max è il primo a essere consapevole del fatto che in uno sport come la Formula Uno sia necessario alienarsi da tutto. Un mondo dove il tuo talento alimenta le emozioni degli altri, mentre la tua emozione non fa altro che svilirlo.
In questa gestione psicologica delle corse Max appare superiore anche ad Hamilton. Durante il dominio Mercedes, Lewis nella sua superiorità in pista sembrava percepire il peso della gara molto più di Max. I continui messaggi radio con l’ingegner Bono (Peter Bonnington) sullo stato delle gomme e quell’attitudine alla strategia psicologica capace di confondere gli avversari non sembrano nemmeno necessari a questo Verstappen 2.0, il quale appare costantemente focalizzato su se stesso e sulla strategia concordata in piena sintonia con il team.
Nella settimana che ci porta di fronte alla marea rossa del Gran Premio di Monza, è compito della Ferrari far tesoro di questo insegnamento Red Bull.
L’emozione e la pressione tutta italiana che aleggiano come nuvoloni dalle parti di Maranello sono un limite da superare. L’idolatria di uno Charles, le cui vittorie vengono etichettate come piccole opere d’arte, non aiuta il monegasco a far brillare il proprio talento.
Troppo spesso sembra che in Ferrari sia necessario trovare stimoli esterni: vincere “a casa loro”, vincere “a casa nostra”, “vincere per la storia”, quando le motivazioni
dovrebbero già esistere e autoalimentarsi all’interno del team più vincente della storia della Formula Uno, che non porta a casa un titolo iridato da ben 14 anni.
Tocca quindi alla Ferrari prendere spunto da Verstappen e arrivare al weekend più emozionante dell’anno cercando di non emozionarsi, per provare ad accendere ancora una volta la passione dei tifosi.