Da quando esiste la Formula 1, c’è sempre stata una domanda che non ha mai avuto una risposta precisa: chi è stato il miglior pilota di tutti i tempi? Un quesito che non potrà mai avere un esito scontato. E’ impossibile stabilire con certezza chi sia stato il più talentuoso di sempre, a maggior ragione in uno sport come la Formula 1, caratterizzato da una storia ricca di ere tecnologiche diverse e con differenze abissali di prestazioni tra un decennio e l’altro.
Si potrebbe piuttosto stabilire una preferenza, soggettiva e personale, sul tipico “pilota del cuore”. Quello che, vuoi per un’inspiegabile simpatia o per una spassionata ammirazione professionale, ci ha fatto battere il cuore più di chiunque altro.
I nomi più espressi sono quasi sempre gli stessi: Lauda, Prost, Schumacher, Mansell, Hakkinen, Villeneuve (padre e figlio) e chissà quanti altri ancora che non stiamo citando in questo momento. Tra questi c’è anche un altro grande campione, che il destino ci ha privato con una improvvisa morte in pista: il suo nome era Ayrton Senna da Silva.
Il brasiliano, tre volte campione del mondo di Formula 1 nel 1988, 1990 e 1991, è stato uno degli interpreti migliori di questa categoria, ed il suo carisma umano lo ha reso un eroe sportivo e sociale nel suo paese natale ed in tutto il mondo. Sorge però spontanea un’altra domanda: ma in questi settant’anni della Ferrari, qual è il filo conduttore che lega Maranello con il nome di Ayrton Senna?
Chiederselo è lecito, visto e considerato che “Magic” ha vissuto tutta la sua carriera in F1 senza mai approdare alla Ferrari. Eppure, proprio su quest’ultimo punto, aleggia ancora oggi un sentimento di rimpianto, nonostante il trascorrere inesorabile del tempo: Senna infatti, in più di una circostanza, fu molto vicino a vestire la tuta dal colore rosso. Furono solo le trattative che andremo a ripercorrere ora, o il parere contrario di Enzo Ferrari, a far sì che questo sogno non si realizzasse mai. In sette decenni ferraristi, il nome di Senna è stato forse il più desiderato, ma mai ottenuto.
1984: il primo interessamento
Il primo incrocio tra il “cavallino rampante” ed Ayrton Senna avvenne nel 1984. Prima di quell’anno, il brasiliano aveva già fatto parlare di sé nelle categorie minori a ruote scoperte, soprattutto in Italia, Gran Bretagna e Sud America. Poi, dopo diverse trattative, per Senna era giunto il momento tanto atteso della Formula 1. La prima squadra ad accoglierlo nel circus fu la Toleman, team britannico di seconda fascia e con poche ambizioni di successo. Nonostante ciò, Senna si rese protagonista di una prestazione incredibile a Monaco, dove giunse addirittura secondo sotto un violento acquazzone. Solo l’interruzione della gara gli negò di attaccare il primo posto di colui che, successivamente, sarebbe diventato il suo rivale più acerrimo: Alain Prost.
Ma tornando a quel 1984, i riflettori in pista furono tutti puntati sulle prestazione della McLaren, guidata dallo stesso Prost e da Niki Lauda, che si sarebbe poi laureato campione al suo ultimo anno in F1. La Ferrari, dal canto suo, non riuscì ad esprimere tutto il suo potenziale, complice una vettura poco competitiva che venne portata al trionfo solo da Michele Alboreto in Belgio. L’altro ferrarista, il francese René Arnoux, faticò a trovare il feeling con la monoposto. Fu proprio in questo contesto che Enzo Ferrari, vista la performance con i fiocchi di Senna, decise di informarsi sul brasiliano. Più avanti però, sarà lo stesso “Drake” a correggere il tiro:
“Senna -commentò Ferrari- è un giovane promettente che va molto forte, e su questo siamo tutti d’accordo. Non ho però alcun motivo di lamentarmi di Arnoux”.
Con queste parole, Ferrari abbandonò la pista di Senna per tutelare i suoi due piloti del momento.
1986: la visita a Maranello ed il secondo rifiuto del “Commendatore”
Decisamente più seria fu la trattativa che venne portata avanti nel 1986. Senna, passato nel frattempo alla Lotus, non mancò i primi appuntamenti con le vittorie, i podi e le pole position, nonostante la sua giovane età ed un’esperienza non ancora matura in F1. Queste caratteristiche tecniche, unite alla sua estrema professionalità ed alla sua attitudine alle gare, iniziarono a destare attenzione ai team più importanti del circus, compresa la Ferrari, che in quel 1986 (con Alboreto e Stefan Johansson) visse una delle sue stagioni più complicate.
Al termine della quinta gara della stagione, disputatasi in Belgio, il brasiliano venne contattato direttamente dal “grande vecchio”, con l’invito di raggiungerlo a Maranello. Senna accettò la richiesta, e si recò in Italia in gran segreto per poter parlare con Enzo Ferrari in persona.
L’incontro, come spiegò poco dopo lo stesso Ferrari, avvenne davvero:
“Senna è venuto qui a Maranello subito dopo la prova in Belgio -raccontò all’epoca “l’ingegnere” alla stampa- ma per il 1987 non abbiamo raggiunto alcun accordo. Resto comunque fiducioso sul fatto che potremmo ritentarci in futuro”. Dopo queste affermazioni, Ferrari aggiunse un commento che fece intendere a tutti che, fino a quando ci sarebbe stato lui, Senna non si sarebbe mai trasferito in rosso:
“Egli è senza ombra di dubbio un gran bel pilota, ma non sono convinto sull’uomo”.
Insomma, in qualche modo la personalità del brasiliano non piacque al fondatore della casa di Maranello. Forse egli stesso intuì che la crisi di risultati della sua scuderia non avrebbe mai convinto Senna, destinato invece a trionfare in McLaren.
1991-1992: tutto pronto, e invece…
Ma il punto più vicino per lo sbocciare del matrimonio definitivo tra Senna e la Ferrari si raggiunse al termine del 1990. In quell’anno il brasiliano si laureò campione del mondo, battendo proprio il suo rivale Prost, all’epoca in Ferrari. Tra i più grandi ammiratori di Senna ci fu Cesare Fiorio, team manager del cavallino in quei primi anni senza la guida di Enzo Ferrari, scomparso nel 1988.
Fiorio tentò quindi di avviare una trattativa personale e privata con lo stesso Senna, preparandogli addirittura una bozza di contratto per le stagioni 1991 e 1992. Lo stesso Cda di Maranello accettò quel pre-contratto, a tal punto che il passaggio del brasiliano per il 1991 sembrava una pura formalità da concludere. Ma la strada del sogno si interruppe per la terza volta. L’allora presidente ferrarista Piero Fusaro, una volta venuto a conoscenza della trattativa, prese le difese di Alain Prost, bloccando in tutti i modi l’arrivo di Senna, che sembrava ormai imminente.
Fiorio, che con quell’operazione di mercato si attirò le antipatie del pilota e del presidente, fu costretto a dimettersi, e con lui sfumò l’ingaggio di Senna.
Per dovere di cronaca, Senna vinse il mondiale piloti nel 1991, mentre Prost venne appiedato dalla Ferrari ancor prima del termine del campionato in seguito ad alcune dichiarazioni che non piacquero a Maranello. Il biennio 1991-1992 fu uno dei più complicati e deludenti dell’intera storia ferrarista. Lo stesso talento di Senna forse non avrebbe potuto comunque risollevare la competitività della “rossa”, ma avrebbe realizzato un sogno mai compiuto.
In realtà, successivamente, ci fu un ulteriore avvicinamento tra Senna e la Ferrari nel 1994. Ad Imola, poco prima del Gran Premio di San Marino, il brasiliano ebbe modo di parlare brevemente con l’allora presidente Luca Cordero di Montezemolo. I due si sarebbero risentiti per discutere di un possibile approdo in rosso in futuro, verso il 1995 o 1996. Un colloquio informale, e niente più. Ad Imola, poco dopo, i sogni dei ferraristi ed i cuori di tutti i tifosi del mondo si infransero definitivamente alla curva del Tamburello. In quello stesso momento, Senna passò da essere il pilota più apprezzato in circolazione a leggenda infinita.
Le citazioni di Senna sulla Ferrari
In più di un’occasione, Ayrton Senna è stato stuzzicato con domande scomode fatte da giornalisti riguardanti un suo probabile futuro in Ferrari. Il brasiliano, che raramente si sottraeva alle interviste, rispose sempre in modo molto misterioso, facendo intendere a tutti che vestire la tuta della Ferrari sarebbe stato un sogno anche per lui. In seguito, ecco alcune frasi pronunciate da Ayrton sul suo rapporto con la Ferrari:
“Ho ancora tempo davanti a me, e sono certo che un giorno guiderò una rossa Ferrari. E’ uno dei miei sogni”.
“Quello che posso dire è che la Ferrari resta per me un mito”.
“E’ vero, sono il nemico della Ferrari, ma solo sul piano sportivo. Sento che la gente mi vuole bene. E’ normale che a volte mi fischi, ma non lo fanno con cattiveria”.
“Vedi quelle tribune là? Quando correrò per la Ferrari verranno giù dall’entusiasmo!” (riferendosi alle tribune di Imola in un colloquio informale con un giornalista di “Autosprint).