In F1 Ferrari resta sempre il brand che attira l’attenzione generale, nel bene e nel male. Questi ultimi giorni lo confermano ulteriormente non solo per il mero risultato sportivo. Ne è la prova il discusso trasferimento del geniale progettista Adrian Newey da Red Bull ad Aston Martin.
Come è noto il protagonista dei successi targati Williams, Mclaren e Red Bull ha preferito un’altra volta ancora non sposare la causa di Maranello, dimostrando che questo matrimonio non s’ha da fare. Le parti non hanno trovato un punto d’accordo. Motivo dello stallo nelle trattative il ruolo da assegnare allo stesso Newey, che quest’ultimo avrebbe desiderato essere più ampio di quello pensato per lui dal team principal ferrarista Vasseur. La diversità di idee rilevata da quest’ultimo, infatti, sta proprio qui.
In F1 Ferrari tiene sempre banco facendo parlare di sè, come accennato. Ed ecco per l’appunto che non appena c’è stato l’annuncio ufficiale dell’approdo in Aston da parte del genio, sul Cavallino Rampante e in particolare sullo stesso Vasseur sono piovute critiche a profusione soprattutto per questa dichiarazione con cui il manager francese ha sostenuto la propria decisione: “Il singolo non cambia il risultato.
Il gruppo è sempre più forte del singolo”. E da quel momento apriti cielo e fuoco alle polveri con la crociata degli attacchi all’uomo del muretto rosso reo di essersi fatto sfuggire il miglior progettista in circolazione senza il quale Ferrari non vincerà. Eppure la storia dice che Vasseur ha ragione a valorizzare il gruppo. Basta ripassarla per prenderne consapevolezza e per non correre il rischio di avere la memoria corta.
La Ferrari ha costruito la sua epoca d’oro, la striscia più vincente della sua avventura in F1 senza Newey. È un dato di fatto. Quando? dal 1999 (anno della vittoria del primo Mondiale Costruttori dal 1983) fino al 2004 quando ha ottenuto la bellezza di 5 Mondiali Piloti e 6 Costruttori. E la Rossa chi ha battuto sui campi di gara in quegli anni? Udite udite proprio lo stesso Newey che all’epoca era il tecnico di punta della Mclaren.
La Ferrari aveva il famoso “dream team” in cui, appunto, era la squadra a rappresentare la vera forza assieme ad un pilota eccezionale, Michael Schumacher che non a caso l’apprezzava continuamente con parole al miele che non erano certo frasi fatte. Basta intervistare e ascoltare gli uomini che hanno lavorato con lui in quel periodo per rendersene conto.
Ma anche il pilota più bravo del mondo non può far molto se non gli fai guidare una monoposto competitiva ai massimi livelli. E anche qui parlano i fatti in F1. Dal 1996 al 1999 pur dimostrando di essere nettamente il migliore di tutti con gesta eccezionali in pista, Schumacher non riuscì mai a centrare il traguardo iridato arrivando solo a sfiorarlo. Complici di ciò macchine in diverse occasioni buone ma prive del crisma della continuità vincente.
Quando invece, nei successivi 5 anni, potè esprimere il suo straordinario talento con vetture all’altezza del suo nome ce la fece. Ed erano tutte monoposto, queste, progettate da uno staff tecnico di grande valore diretto dall’altrettanto bravo capo progettista Rory Byrne (non da Adrian Newey) e che nei Mondiali del 2002 e 2004 dominarono letteralmente su tutti (Newey in primis) in lungo e in largo.
In quella fase la Ferrari era la dimostrazione lampante di come anche in uno sport a vocazione individuale in cui protagonista principale è il pilota si può vincere formando ed organizzando bene una squadra composta da ottimi professionisti. Era un gruppo, quello, caratterizzato da tante risorse umane di grande qualità nei loro rispettivi settori. Gli stessi erano stati assemblati al meglio e poi gestiti benissimo dal presidente Montezemolo, tanto da creare una grande famiglia di lavoro, unita, granitica, armoniosa e collaborativa il cui operato veniva finalizzato dal fuoriclasse al volante.
Si tratta della formula vincente dello spirito di gruppo in cui fondamentali sono le competenze, indispensabili per aprire un ciclo trionfale. Ed è questo ciò che Vasseur sta cercando di realizzare in seno alla Ferrari. Procede verso questa direzione l’acquisto dell’ottimo tecnico Loic Serra.