Fin dagli albori del mondiale di F1, ai suoi principali protagonisti, i piloti, sono stati attribuiti i soprannomi più disparati, talvolta legati al loro aspetto fisco o al loro carattere, altre volte alle loro particolari capacità al volante, o di mettersi nei guai.
Un aspetto che ha coinvolto tutte le generazioni dei cavalieri delle quattro ruote, e che ha accomunato gli assi del volante ai piloti meno vincenti.
Vediamo di seguito i più buffi e curiosi, ma anche quelli sconosciuti ai più. E scopriremo anche che a qualcuno sono stati affibbiati più soprannomi.
1. Jose Froilan Gonzalez
Il primo pilota vincitore di un Gran Premio con una Ferrari è conosciuto da tutti gli appassionati come “El Cabezon”: nomignolo attribuito dai suoi colleghi per le dimensioni generose del suo cranio. Ma pochi sanno che l’argentino è stato anche suggestivamente soprannominato “The Pampas Bull” dalla stampa britannica, in riferimento al suo fisico ingombrante e al suo approccio “corpulento” al volante.
2. Jack Brabham
Al leggendario pilota australiano è stato attribuito il soprannome di “Black Jack”, non per una predilezione per i casinò o il gioco d’azzardo, ma per il colore dei suoi capelli che ben si accompagnava al suo carattere e alla sua propensione ad un tenace silenzio.
3. Luigi Fagioli
Passiamo ora ad un pilota italiano. Non certo uno dei più famosi, ma che detiene tutt’oggi un record non da poco: rimane il più vecchio vincitore di un Gran Premio nella storia della F1.
Probabilmente oggi verrebbe chiamato “Mr Bean” (da Bean che significa “fagioli” in italiano), richiamando il noto comico inglese. Ai tempi in cui correva invece al pilota di Osimo fu attribuito il soprannome, non certo edificante, di “Il ladro degli Abruzzi”. Il motivo vero è sconosciuto ancora oggi e anche le fonti ufficiali non aiutano a sciogliere il dubbio. L’ipotesi più accreditata è quella di una vittoria rubata nel 1933 al connazionale Tazio Nuvolari, soprannominato a sua vola “il mantovano volante”.
4. Giovanni Lavaggi
Il pilota di Augusta ha corso solo sette Gran Premi in F1 al volante di Pacific e Minard, collezionando più ritiri che giri in pista. Ma quel breve lasso di tempo passato nel circus è stato sufficiente per ritrovarsi addosso uno degli epiteti più memorabili degli ultimi tempi: “Johnny Carwash”. Traduzione letterale inglese del suo nome. “E’ sicuramente meglio rispetto al nomignolo americano che ho avuto dal mio team manager in IndyCar ” Johnny Lasagne!”, ha rivelato lo stesso pilota siciliano.
5. Andrea de Cesaris e James Hunt
Cosa accomuna il compianto pilota romano con il vulcanico asso inglese? L’origine dei soprannomi. “Andrea de Crasheris” e “Hunt The Shunt” (lo schianto) infatti trovano ispirazione dalla guida spettacolare e spesso oltre i limiti dei due campioni, che spesso li ha portati ad incidenti, anche gravi, per la gioia incontenibile dei loro team manager e meccanici.
6. Juan Manuel Fangio
Fu soprannominato “il maestro” ovviamente per le eccezionali doti di guida. L’aspetto più significativo di questo soprannome è che lo stesso fu assegnatogli non dai suoi tifosi o dai giornalisti, ma dai suoi rivali. Un riconoscimento, un segno di rispetto proveniente da chi non riusciva a batterlo in pista.
7. Niki Lauda
Il tre volte campione del mondo austriaco fu soprannominato “il topo” per via del profilo della sua testa e dei suoi denti sporgenti. Con le sue vittorie a ripetizione riuscì a mitigare la durezza di questo suo soprannome con la promozione a “super topo” prima, e a “il re dei topi” dopo.
8. Nigel Mansell
Il campione inglese si guadagnò a pieno titolo il soprannome di “leone” nel periodo trascorso alla corte di Maranello. In particolare nel 1989, anno di dominio della McLaren, Mansell colse ben due vittorie: la prima già al debutto in Brasile e la seconda in Ungheria, al termine di un’entusiasmante rimonta dal 12° posto in griglia. Questi due exploit gli consentirono di guadagnare la stima e il rispetto dei tifosi della Ferrari, che lo accomunarono al Re della foresta, per la sua grinta.
9. Ayrton Senna
Chiamato dai suo famigliari “Beco” per quel suo essere goffo all’età di tre/quattro anni, il leggendario pilota brasiliano si conquisto sul campo il ben più glorioso soprannome “the Magic”, per le sue traiettorie in curva che sembravano più frutto di una magia che di un colpo di volante.
10. Kimi Raikkonen
Iniziamo la carrellata dei piloti dei giorni nostri con il finlandese della Ferrari. Non è difficile capire perché Raikkonen è stato battezzato “The Iceman”. Basta pensare al suo carattere, dentro e fuori dall’abitacolo di una monoposto. La curiosità che forse tutti non sanno, è che il soprannome è stato coniato da Ron Dennis nel periodo in cui Kimi trascorse in McLaren.
11. Daniel Ricciardo
Al pilota italo-australiano, il suo primo allenatore attribuì il nomignolo di “The Honey Badger” (tasso del miele). Un simpatico e giocoso animaletto che diventa coraggioso e spietato al bisogno. Proprio come l’alfiere della Red Bull, che apprezzato per la sua simpatia e cordialità, diventa un pilota veloce e aggressivo una volta indossato il casco.
12. Nico Rosberg
Chiudiamo con il neo campione del mondo. Quando il tedesco arrivò in F.1, nel 2006,il suo aspetto giovanile e la fluente chioma bionda, indussero il suo compagno di team alla Williams, Mark Webber, a soprannominarlo “Britney”, in riferimento alla pop star Britney Spears. Nomignolo che il pilota australiano usò anche nelle comunicazioni radio, quando Rosberg ebbe un incidente nel Gran Premio del Brasile di quell’anno: “Britney a muro” comunicò Webber ai suoi ingegneri. Fortunatamente per Nico l’appellativo fu ben presto dimenticato.