Da sempre la Formula 1 è considerata un laboratorio di ricerca, per importare nella produzione di serie, soluzioni e innovazioni che possono risultare utili anche su strada. In alcuni casi i motori utilizzati dalle monoposto sono stati impiantati su vetture stradali, trasformandole in veri e propri sogni su quattro ruote. Ecco 5 hypercar che hanno poco da invidiare alle protagoniste del circus iridato.
Prendete 5 auto con propensione corsaiola. Montate su ciascuna di esse un motore derivato direttamente da quelli utilizzati in Formula 1. Otterrete 5 bolidi che farebbero brillare gli occhi anche a Hamilton, Vettel o Alonso.
Nonostante i costi e gli adattamenti necessari per montare un motore nato per l’uso in pista su telai creati appositamente su auto omologate per la strada, alcuni ci hanno provato e ci sono riusciti.
Yamaha OX99-11
Il nome Yamaha è indissolubilmente legato al mondo delle due ruote. Con Valentino Rossi che è l’emblema della casa dei tre diapason.
Ma l’azienda giapponese è anche uno dei maggiori costruttori mondiali di pianoforti ed è specializzato anche nella produzione di barche, motori marini, moto d’acqua e motoslitte.
Yamaha ha legato anche il suo nome alla Formula 1: agli inizi degli anni 90, infatti, fornì i motori ai team Jordan, Tyrell e Brabham.
In occasione del suo ingresso nel circus iridato, la casa giapponese decise di intraprendere il progetto di una supercar denominato OX99-11. La sportiva nipponica fece il suo debutto esattamente nel 1992.
L’intenzione di Yamaha era quella di costruire un’auto quanto più simile alle vetture che montavano il suo motore in Formula 1. E cosi nacque una vettura biposto, con sedili disposti in fila, telaio in fibra di carbonio ed il propulsore della Brabham BT59, un 12 cilindri a V di 70° da 3.5 litri, montato in posizione posteriore-centrale, capace di produrre circa 400 cavalli: trazione posteriore e cambio manuale a sei innesti.
Le prestazioni erano da primato: da 0 a 100 Km/h in 3.2 secondi, ed una velocità massima di circa 350 Km/h.
Furono realizzati solo tre esemplari della vettura: una non verniciata, per condurre i test, e due verniciate di rosso e di blu, per la presentazione alla stampa.
Lo sviluppo dell’auto fu seguita direttamente dal reparto corse.
La vettura non fu però mai immessa sul mercato, a causa della recessione dell’economia giapponese. I clienti di un auto, il cui costo si sarebbe aggirato intorno agli 800.000 Euro, sarebbero stati troppo pochi. Per cui il progetto OX99-11 fu definitivamente abbandonato.
La prima automobile realizzata da Yamaha fu anche l’ultima.
Alfa Romeo 164 Procar
Era l’anno 1988 e l’Alfa Romeo, casa automobilistica votata al mondo delle corse, studiava un suo ritorno in Formula 1. A tal fine realizzò un motore V10 da 600 CV che avrebbe dovuto equipaggiare la Ligier. L’accordo con la scuderia francese saltò, e la casa del biscione montò il propulsore su una 164, con telaio monoscocca in kevlar, tubolari in alluminio e sospensioni di tipo “push rod”, destinata alla pista e in particolare al Campionato ProCar.
Impressionante il risultato ottenuto: 750 Kg di peso, una velocità massima di oltre 350 Km/h e uno scatto 0-100 Km/h in poco più di due secondi.
Il Campionato ProCar però non vide mai la luce, e l’unica apparizione ufficiale della vettura avvenne in occasione del Gran Premio di Monza del 1988, dove l’auto mostrò in pista tutte le sue incredibili performance.
Ferrari F50
Tra le vetture da strada con prestazioni da Formula 1 non poteva certo mancare il Cavallino Rampante.
Ed ecco quindi la Ferrari F50, una spyder con tetto rigido asportabile costruita in serie limitata tra il 1995 ed il 1997.
La F50 nacque da una idea di Piero Ferrari, per celebrare il 50º anniversario di fondazione della casa di Maranello. Per questo importante traguardo il figlio del Drake volle realizzare una sorta di “Formula 1 stradale”.
Per questo, per la prima volta in una Ferrari stradale, il telaio fu totalmente realizzato, in materiali compositi di carbonio, e vincolato al gruppo motore-cambio tramite un telaio ausiliario, allo scopo di ottenere un’elevatissima rigidità strutturale
Il motore era un V12 aspirato da 4.7 litri, di diretta derivazione del propulsore che equipaggiava la Ferrari 640 F1 di Nigel Mansell nella stagione 1989.
Ovviamente il risultato non poteva che essere da brividi: potenza di 500 CV a 8.000 giri/min., con uno scatto da 0 a 100 Km/h in 3.7 secondi e una velocità massima di oltre 320 Km/h.
Porsche Carrera GT
Nel 1991 la Casa di Stoccarda raggiunse un accordo con la Footwork per la fornitura di motori, per le monoposto guidate da Michele Alboreto e Alex Caffi. Per la scuderia, ex Arrows, Porsche costruì un motore V12 da 3.5 litri .
I risultati deludenti di quella stagione portarono il team ad annullare gli ordini sul 3.5 litri V10, che doveva essere sviluppato per la stagione successiva, e a dotarsi dei più economici Mugen V10, portati in dote dal pilota Aguri Suzuky.
In un primo momento Porsche penso di riutilizzare quei motori, portandoli ad una cilindrata di 5.0 e 5.5 litri, per montarli sulle sport prototipo LMP1, destinate a gareggiare alla 24 Ore di Le Mans. Ma nelle fasi iniziali dello sviluppo il progetto fu abbandonato per concentrarsi sulla realizzazione del primo SUV di Porsche, il Cayenne, costruito in joint venture con il gruppo Volkswagen/Audi.
Il V10 da 5.7 litri, grazie al successo del Cayenne, fu montato sul telaio in fibra di carbonio della Carrera GT, che sviluppava più di 600 CV. Il roadster della casa tedesca rimase in produzione per tre anni, dal 2003 al 2006, e venne prodotta in 1.270 esemplari, di cui circa la metà destinati al mercato degli Stati Uniti.
BMW M5 E60
Anche la casa Bavarese decise di sfruttare l’esperienza maturata in Formula 1 nei primi anni 2000 con Williams e Sauber, per realizzare e lanciare sul mercato una supercar stradale, che potesse rappresentare la punta dell’iceberg delle versioni sportive della BMW. Nacque così la M5 E60, presentata Salone di Ginevra del 2004, e lanciata sul mercato nell’autunno dello stesso anno.
Spinta da un V10, il primo montato su una BMW di serie, di 4999 cm³ capace di erogare una potenza massima di 507 CV a 7.750 giri/min., è stato uno dei migliori motori per soluzioni tecniche, vincendo per tre volte di fila il premio di miglior motore dell’anno.
L’abbinamento con un cambio sequenziale robotizzato a 7 rapporti, denominato SMG 7, permetteva alla M5 E60 di raggiungere una velocità massima era di oltre 300 Km/h, senza limitazioni elettroniche, con uno scatto da 0 a 100 Km/h in soli 4.6 secondi.
Guardando al futuro, anche Mercedes ha voluto essere della partita, per quanto riguarda le Hypercar. Project One: è questo il nome del bolide marchiato Mercedes-AMG
Annunciato al Salone di Parigi dell’anno scorso, sarà presumibilmente presentato ufficialmente al Salone di Francoforte 2017, in programma dal 12 al 24 settembre.
Secondo le prime indiscrezioni monterà lo stesso propulsore V6 della monoposto W07 di Formula 1, per una potenza totale di 1.000 CV.
Un modello davvero esclusivo, visto il prezzo che dovrebbe aggirarsi intorno ai 2,4 milioni di euro, con il quale la AMG festeggerà il mezzo secolo di storia.