A proposito del Gran Premio di Arabia Saudita, andato in scena a Jeddah nello scorso weekend, che ha visto l’affermazione di Max Verstappen dopo un serratissimo duello con Charles Leclerc, l’Équipe titola così in copertina: “Les rois du pétrole”.
A ben vedere, sono proprio i re del petrolio i veri protagonisti della gara. Re senza corona ma con molte prerogative, che possiamo identificare in molti modi, a seconda del punto di vista che vogliamo adottare.
Ai re del petrolio appartengono le mani di chi orchestra un evento come un Gran Premio, tanto lunghe da riuscire a farsi spazio in calendario e inserire tappe in regioni del mondo che sono teatri di guerra, nei quali questioni come la parità di genere o il rispetto dei diritti civili sono trattate come stravaganze occidentali. Con “petrolio” si allude alla nera sostanza che queste mani muovono, tanto scura da poter occultare perfino lo scoppio di un missile, confondendosi col colore del suo denso fumo.
Re del petrolio sono anche coloro che puntellano il tendone del circo della Formula 1. Finalmente riescono a esprimere un regolamento che ci ha dato macchine bellissime e in grado di offrire un degno spettacolo in pista, favorendo i duelli ravvicinati, però non correggono le ambiguità di un regolamento di gara che rimette alla “buona volontà” dei contendenti decisioni – ad esempio nel caso di rendere la posizione guadagnata illecitamente, come successo a Perez e Sainz in gara – che dovrebbero spettare a chi è terzo. L’utilità di certe decisioni, infatti, sta anche nella tempestività con cui vengono prese, perché a poco varrà comminare una – giusta – penalità dopo un tot di giri, se una parte risulta comunque danneggiata dalla circostanza perché la decisione non è giunta in tempo utile per salvaguardare una strategia di gara. Questo equivale a imporre una manichea riduzione dei costi costringendo al contempo le scuderie a dotarsi di tecnologie immensamente dispendiose, oppure a realizzare auto in grado di sorpassarsi senza soffrire alcun disturbo aerodinamico conservando l’osceno DRS. Equivale a dire che le energie rinnovabili sono il futuro ma intanto i re hanno il petrolio.
I re del petrolio sono, infine, coloro che sono ritratti sulla copertina de L’Équipe, vale a dire i piloti, protagonisti nella terra saudita, ricca di oro nero, di una gara altrettanto ricca di spunti e di spettacolo, non solo nelle posizioni di vertice ma anche nel gruppo. Finiti nel tritacarne del dibattito, fra una minaccia armata e una suggestione di boicottaggio, sono passati dall’essere i ricchi ipocriti, che si riempiono la bocca di discorsi edificanti e poi accettano di correre nonostante tutto quel che accade – e cade, letteralmente – intorno, all’essere nient’altro che imberbi impiegati incastrati dai contratti e dagli impegni con i team, che li obbligano a correre in posti non sicuri, in pista e fuori pista. Poi, per fortuna, si sono spente le luci e i piloti sono tornati a essere quel che sono, vale a dire atleti di talento che si sono impegnati, nei limiti del proprio mezzo e insieme alla propria squadra, a regalarci una gara tirata e spettacolare.
Si può imputare al circo della Formula 1 una certa bidimensionalità, vale a dire che, nonostante l’impegno dei singoli, i grandi temi finiscano per restare ai margini dell’evento e che tutto venga ridotto allo scorrere i punti dell’elenco delle attività di un weekend di gara. Il dibattito può aiutare a non restare chiusi in una specie di Flatlandia blindata e per questo bisogna essere riconoscenti a copertine come quelle de L’Équipe, che stimolano idee e riflessioni e non si limitano a giochi di parole.
« Les rois du pétrole », voici la une du journal L'Équipe du lundi 28 mars 2022
Le journal : https://t.co/0Sg70hvunK pic.twitter.com/bYpbIjuWYb
— L'ÉQUIPE (@lequipe) March 28, 2022